E' chiaro che se non ci fossero stati i vincoli militari, la storia del Conero avrebbe potuto avere sviluppi diversi.
Prima ancora che le spinte ambientaliste avessero voce e consistenza, la presenza di ampie zone soggette a servitù militari hanno certamente “difeso” il monte da attacchi speculativi. Oggi la base militare del Conero è una presenza discreta. Ristrutturato e tinto di grigio il caseggiato dietro il campo sportivo del Poggio, dismessa la casermetta a metà monte oggetto di (per ora) inconcludenti trattative sulla cessione al parco per un riutilizzo culturale, resta il presidio in vetta. Poco lontano, andando verso belvedere Nord due costruzioni incompiute disturbano l’ambiente boschivo con la loro ingombrante inutilità e forse si potrebbero togliere senza tanti problemi. Ormai in piena era satellitare sono pressoché scomparsi i cartelli minacciosi con divieto di fotografare o eseguire rilievi a vista e soprattutto sono spariti i cani sentinella che sorvegliavano il perimetro esterno tra due cortine di recinzioni in alto rifinite da filo spinato. Resta il segreto di cosa c’è sotto il Conero, tema questo su cui voci popolari sempre hanno fornito versioni capaci di alimentare curiosità senza dare risposte adeguate. Da parte militare ovviamente massimo riserbo. Nel 1984 però la questione finisce sulla stampa locale e nazionale. Il 14 gennaio infatti Gianfranco Guanti – redattore del periodico ambientalista Il Pungitopo – alla ricerca di qualche risposta sul mistero del Conero sotterraneo viene arrestato insieme ai coniugi Lanari dal nucleo antiterrorismo dei CC di Ancona. Dopo una prima condanna a otto mesi per il delitto di tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, la vicenda si conclude in appello il 28 febbraio 2006 con l’assoluzione piena perché il fatto non costituisce reato. Nel frattempo un ampio dibattito si scatena nel mondo politico, tra associazioni e cittadini sempre più preoccupati per la base militare vicina alla città. La psicosi da missili puntati contro la costa slava e fonte di eventuali ritorsioni oppure il rischio per possibili depositi di armi nucleari sotto il Conero infiammano vivaci confronti. Il 26 gennaio 1984 gli onorevoli Polluce e Ronchi presentano un’interrogazione parlamentare cui risponde l’allora ministro della difesa Spadolini precisando che “sulla funzione delle installazioni militari esistenti sul Monte Conero e sulla sicurezza della popolazione si dà ampia assicurazione che trattasi di installazioni delle quali non può derivare alcun pericolo per la sicurezza e la salute dei cittadini e che non vi è incompatibilità per l’eventuale costituzione di un parco nazionale”. Pochi giorni dopo è il momento di una singolare assemblea pubblica alla Provincia di Ancona in cui sarebbe stata finalmente svelata la pianta della Marina e gli organizzatori pronti a farsi così arrestare per solidarietà con Guanti: grande suspence tra i presenti con le forse dell’ordine pronte ad intervenire. Dopo i vari interventi di un dibattito tutto “innocentista” però arriva il lieto fine a sorpresa: la pianta scoperta a conclusione dell’incontro era poco più che un bonsai e non sapremo mai se la proprietaria si chiamasse davvero Marina. Altri tempi davvero.
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero
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