23 Dicembre 2013

Il CAI, 150 anni di storia - II puntata

Le disposizioni legislative nazionali aventi ad oggetto il Club, dal 1963 in poi, nonché gli aggiornamenti statutari, intervenuti dal 1975, fanno chiaro riferimento a compiti ineludibili di tutela dell'ambiente montano. 

Conoscere, frequentare e preservare le montagne e difenderne l’ambiente sono i predicati su cui si fonda l'identità del Sodalizio. L’ambiente montano costituisce il “terreno” nel quale si svolge principalmente l’attività del CAI. Pertanto le molteplici attività del sodalizio devono essere improntate a coerenza per quel che riguarda la tutela dei valori ambientali; da ciò discende l'efficacia e la credibilità di qualunque iniziativa e posizione che il CAI stesso volesse intraprendere in difesa dell'ambiente montano. Il Club Alpino Italiano si assume quindi l’obiettivo di rappresentare, l'esempio di come sia possibile avvicinarsi alla montagna e viverne le bellezze senza in alcun modo degradarne il significato. I comportamenti da ricercare e da perseguire devono essere improntati secondo i principi di uno sviluppo ecocompatibile e sostenibile che legano, in un rapporto di interdipendenza, la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, evitando di compromettere la capacità delle future di soddisfare i propri. I princìpi della Convenzione delle Alpi, già sottoscritti dal Club, possono essere assunti quali linee guida della nostra politica ambientale in particolare con riferimento speciale al diritto di cittadinanza delle popolazioni residenti nelle Terre Alte. Gli stessi principi sono contenuti nella Convenzione degli Appennini, direttamente sottoscritta. Per il conseguimento di questi obiettivi, il CAI ritiene indispensabile riferirsi ai principi dell’autodisciplina ed autoregolamentazione, quella regola cioè posta dallo stesso soggetto che la deve rispettare. Tale regola è indirizzata al soggetto che pratica l'attività, cioè il socio, ed alla associazione che la promuove e la organizza, cioè il CAI stesso. Le regole si basano su un inscindibile criterio etico-ambientale: protezione dell'ecosistema montano, sviluppo sostenibile e mantenimento di condizioni conformi alla natura e al significato dell'attività. È necessario che la presenza del singolo socio e dello sportivo in montagna, nonché del CAI, inteso quale Associazione, sia sempre rispettosa dell’ambiente, degli abitanti, della cultura e delle tradizioni locali. Non bisogna inoltre adattare l'ambiente della montagna alle esigenze dei singoli e della Associazione, bensì adattare queste ultime alle realtà ambientali della montagna. Il CAI, quale Associazione portatrice di interessi diffusi, intende: • sostenere la presentazione di provvedimenti legislativi a vario livello atti al supporto di politiche di tutela ambientale in sintonia con i propri principi e linee guida; • partecipare, laddove consentito e previsto, a tavoli, commissioni e consulte di carattere istituzionale; • intervenire nell’iter delle procedure amministrative di approvazione della pianificazione e dei piani pluriennali di sviluppo a tutela del paesaggio e dell'ambiente; • attivare, dopo attenta valutazione dei singoli casi, eventuali azioni ed opposizioni in sede amministrativa o a mezzo di ricorsi giurisdizionali, qualora ravvisi e constati il mancato rispetto della legislazione vigente e/o gravi danni ambientali; • sostenere iniziative economiche che contrastino lo spopolamento della montagna. Pertanto l'attività del CAI, dagli Organi Centrali ai Gruppi Regionali, dalle Sezioni ai singoli Soci, sarà impostata coerentemente con il compito di tutela dell’ambiente montano e del paesaggio. La montagna, nel suo complesso, rappresenta l’ultimo ambiente naturale ancora non completamente antropizzato dell’Europa e del Mondo e riveste, anche per tale motivo, un’importanza assolutamente eccezionale. La tutela della montagna in tutte le sue più notevoli peculiarità (ghiacciai, acque, creste, vette, crinali, forre, grotte o qualsiasi altro elemento morfologico dominante o caratteristico, vegetazione, popolazioni, animali) è essenziale per la conservazione e, ove possibile, il ripristino della biodiversità degli ambienti montani. Assumono un ruolo fondamentale, a questi fini, le aree protette comunitarie, nazionali, regionali o locali, in particolare i parchi e le riserve naturali esistenti, come il nostro bellissimo Parco Regionale del Conero.

Politica di autodisciplina del CAI

La libertà e la gratuità d'accesso alla montagna sono valori primari. Ne è corollario la necessità di proteggere il patrimonio naturale e culturale costituito dalla montagna. L’alpinismo è, da sempre, l’attività sportiva di avvicinamento ed esplorazione del territorio montano, ambiente naturale governato da un “fragile” e delicato equilibrio. Tuttavia si deve constatare che altre e più “moderne” pratiche sportive “usano” l’ambiente montano quale terreno per lo svolgimento delle diverse attività. L'accettazione del rischio è parte integrante dell'alpinismo e della frequentazione, nelle diverse forme, della montagna. Il CAI, attraverso i propri soci, è allo stesso tempo “utilizzatore” e “protettore” dell’ambiente montano. E’ altresì presente nei propri Organi direttivi, di indirizzo e di formazione la convinzione che il peso e la pressione sugli ecosistemi alpini, esercitati dalle numerose forme di frequentazione da esso stesso organizzate, sono sempre più importanti. Da qui la necessità di accrescere il senso etico nel conciliare la pratica delle proprie attività con la salvaguardia della montagna, mantenendone il libero accesso quale principio irrinunciabile. Il CAI stigmatizza alcuni tentativi di vietare, con leggi e/o con ordinanze di vario genere, la pratica delle attività sportive e turistiche in montagna. Individua invece nell’autodisciplina e nel comportamento responsabile ed ecocompatibile di chi pratica tali attività il solo modo per evitare che si creino situazioni di rischio per sé, per gli altri e per l’ambiente naturale. In ottemperanza a quanto sopra enunciato, il CAI si impegna a seguire un proprio codice di autodisciplina.

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E' con questa consapevolezza e con questo spirito che il 26 luglio la Sezione di Ancona ha voluto celebrare il 150° anniversario del Club Alpino Italiano con il famoso "Centenario", un termine che denota qualcosa di datato, di antico. In realtà si tratta di un sentiero sul gruppo del Gran Sasso realizzato per commemorare i 100 anni del CAI de L'Aquila (1874 – 1974). Un sentiero stupendo, che percorre per creste tutte le cime che vanno dal Vado di Corno a Fonte Vetica. Circa 1.800 m di dislivello in salita per oltre 20 km e 12 ore di percorrenza dicono già tutto. Un bellissimo ed affascinante percorso in parte attrezzato, da intraprendere solo con persone che abbiano una buona preparazione tecnico/fisica, ma soprattutto da percorrere in una  giornata di sicuro bel tempo. Con queste premesse Renato Malatesta ed altri 21 appassionati della Sezione di Ancona si ritrovano giovedì sera 25 luglio in Abruzzo al Rifugio Racollo sulla piana di Campo Imperatore, accolti da Paolo e Azzurra con cortesia ed ospitalità. Dopo aver gustato un’ottima cena vanno a dormire; giusto il tempo di addormentarsi che suona la sveglia. Sono le 2,30!!! Una veloce colazione ed alle 3,30 sono già alla partenza della carrareccia che porta al Vado di Corno. Le stelle e la luna piena consentono di percorrere anche senza la luce delle frontali la salita fino alla prima cima, il M. Brancastello (2.389 m.) che raggiungono dopo circa 2 ore: di fronte il colore dell’orizzonte che da nero passa a rosso ed il sole che sorge pian piano sull’Adriatico, dietro, l’immenso paretone del Corno Grande che s’illumina pian piano. E’ uno spettacolo che non ha eguali e fa quasi dimenticare la fatica della salita. Proseguono poi fin sotto le Torri di Casanova, dove indossano l’attrezzatura da ferrata per percorrere gli aerei tratti attrezzati di cresta. Per scalette e corde fisse superano in successione le varie torri arrivando prima alla Forchetta di Santa Colomba e poi sul Monte Infornace (2469 m.). Scendono quindi alla sella a quota 2418 m. per poi risalire, su ghiaie, la ripida cresta che porta sulla terza cima, il Monte Prena (2561 m.). Da qui una delicata discesa verso N su terreno friabile, subito sotto quest’ultima vetta, conduce al vado di Ferruccio (2233 m.).  Controllate le proprie forze e fatto un breve briefing , si dividono in 2 gruppi: il primo scende sul sentiero in direzione di fonte Vetica, il secondo, quello dei “meno stanchi” prosegue seguendo la cresta ovest del Monte Camicia.  Con saliscendi arrivano alla base di un canalino che permette di raggiungere, finalmente, l'ultima cima del sentiero del Centenario, che viene raggiunta con immensa gioia di tutti verso le ore 13. Scendendo dalla cima di Monte Camicia non possono fare a meno di affacciarsi sugli impressionanti strapiombi della parete nord. Quindi anziché prendere per il Vallone di Vradda, seguendo la via normale di discesa, proseguono per cresta e “visto che c’erano” … con sorpresa e lamenti di tutti, si fanno anche la cima del M. Tremoggia (2331 m.). Infine discesa fino al rifugio di Fonte Vetica (1632 mt) dove terminano la lunga traversata alle ore 15 dopo ben 11 ore e 30 di cammino. Al rifugio ad attenderli con birra e bicchieri gli amici dell’altro gruppo arrivati pochi minuti prima. Non possono fare a meno di alzare i bicchieri per un brindisi finale a conclusione dell’escursione sicuramente più spettacolare ed attraente dell'intero Appennino e di queste 2 giornate passate insieme in amicizia ed allegria per i 150 anni del CAI.

 

Arnaldo Piacenza, Presidente CAI Ancona

Archivio Giornale

Sommario

23 Dicembre 2013

Una PETIZIONE per salvare la vita ai Parchi delle Marche

Il Direttore Zannini e la Mobilità Dolce:Il traffico è un problema sanitario e incide gravemente sul bilancio di stato e regioni
Marco Zannini - Direttore Ente Parco del Conero

Il Vice Presidente Gilberto Stacchiotti all' indomani della cerimonia di consegna della CETS a Bruxelles
Gilberto Stacchiotti Vice Presidente Ente Parco del Conero

La CETS ai Parchi delle Marche, tutti certificati. La cerimonia al Parlamento Europeo di Bruxelles

La Green Economy Marche legata alla Natura ed ai Parchi, i numeri

La natura delle Marche. La Green Economy, quale contributo allo sviluppo regionale

Coldiretti- Terranostra Ancona: Parchi motore di sviluppo, NO ai tagli

Legambiente, ItaliaNostra, WWF: Salviamo i Parchi, i tagli sono un autogol della Regione. A rischio turismo, economia, ambiente

Il Parco ed il reinserimento sociale di due detenuti

Stop al contenimento degli ungulati e degli indennizzi agli agricoltori: i tagli della Regione Marche significano anche questo

I CEA e quindi l' educazione ambientale scompariranno, con i tagli della Regione Marche ai Parchi

‘Sciatteria istituzionale ed assenza di sensibilità politica’ Luigino Quarchioni di Legambiente, non fa sconti alla Regione e parte una petizione popolare contro i tagli

La scienza internazionale applaude i Parchi marchigiani per un progetto di rete sul lupo, mentre la Regione Marcheaccompagna le Aree Protte verso la chiusura

Un anno di attività con la LIPU di Ancona
Norma Babini - LIPU

Il CAI, 150 anni di storia - II puntata
Arnaldo Piacenza, Presidente CAI Ancona

Grazie all' Ente Parco, oltre 1 milione di euro di ricadute positive nel territorio del Conero
Ludovico Caravaggi - Resp. Ufficio Urbanistica Ente Parco del Conero

Pagine di memoria 1 – Cosa c’è sotto il Conero?
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero

Pagine di memoria 2 - Il CamminAmare
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero

Pagine di memoria del Parco del Conero
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero

Come finanziare le Aree Protette delle Marche
Mariano Guzzini

TAGLI AI PARCHI: Documento presentato alla Commissione Bilancio della Regione Marche, da Federparchi Marche e da Legambiente Marche

L' arte di Paolo Bolognini nello scatto delle Due Sorelle, pubblicato nel sito della NASA

I ‘Sabati Culturali’ al Centro Visite del Parco, dell’ Unitrè Numana e Sirolo

Ciao Giocondo!

E’ fortemente diminuita la popolazione del cinghiale, ecco i dati dell’ ultimo censimento
Marco Zannini -Direttore Ente Parco del Conero

Un coro di voci si alza in difesa del Parco: Caro Giuseppe Misiti, basta populismo e miopi polemiche, non aiutano la crescita culturale ed economica del territorio

Il Parco è un valore aggiunto, altro che 'inutile carrozzone'! Caro Giuseppe Misiti, la demagogia spiccia non regge e certi suoi argomenti sono antiquati

Il Presidente Giacchetti scrive al Sindaco Misiti: incontriamoci per la riapertura del Passo del Lupo
Lanfranco Giacchetti - Presidente Ente Parco del Conero

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