Tutela e valorizzazione del territorio e dell'ambiente, questo è il compito primario dei parchi la cui posizione naturale è stare dalla parte del vero petrolio italiano: l’ambiente, appunto.
E’ chiaro perciò come di fronte al tema del referendum del 17 aprile venga naturale riflettere sul rapporto tra questa risorsa naturale di valore inestimabile e le attività economiche che dovrebbe essere, a mio avviso, imprescindibile dal benessere collettivo. Non vorrei entrare nei tecnicismi del referendum, ma sulle possibili conseguenze di un suo eventuale fallimento, con alcune considerazioni. Sulla durata illimitata delle concessioni date alle compagnie petrolifere ad esempio, ci troveremmo sempre con le carcasse in mare, anche se non utilizzate, facendo un regalo alle compagnie in termini di costi di smaltimento e di bonifica? Su quali risorse si vuole puntare? Quali sono le economie trainanti che possano garantire un benessere futuro? Il problema dell’inquinamento dell’aria e del mare non è secondario rispetto agli aspetti economici ed energetici. Le fonti fossili, dal carbone al gas passando per il petrolio, sono le fonti più inquinanti, oltre ad essere esauribili. Il problema è che non ci si arriverà ad esaurirle, se non si smette di inquinare, questo il punto. Le lancette dell’orologio della terra stanno girando troppo velocemente con le emissioni di gas serra e di polveri sottili. E' quindi miope non ragionare in termini che proiettino l'uomo in un mondo che sia libero dall'inquinamento e dalle lobby di grande potere. La risposta più ovvia al quesito referendario la vedo nella green economy, il cui modello è ampiamente rappresentato dai parchi. Questo referendum si rende utile altresì per il dibattito che si è creato attorno alle fonti di energia e al loro risvolto sull’ambiente. Ad aspetti quali l’importanza di investire sulle fonti energetiche, indirizzare ad uno stile di vita legato alla mobilità sostenibile, confrontarsi sulla riduzione dei consumi dei fabbricati tramite il loro efficientamento energetico rendendo stabili gli incentivi fiscali per il risparmio energetico degli edifici ed aiutando anche un tipo di mobilità alternativa sostenibile. Insomma, se si vuole progredire senza autodistruggersi è necessario indirizzare il proprio modello di vita su una strategia politica che preveda un rapporto equilibrato basato sulla sostenibilità tra ambiente ed economia, un modello che si sta già sperimentando tramite i parchi. Ribadisco quindi il ruolo centrale di questi enti nei confronti di una maturità sociale in termini di ambiente. I parchi infatti sono un modello, un laboratorio di buone pratiche ambientali e sociali che hanno un risvolto solo positivo sulla collettività.
Fabia Buglioni
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