Tra i tanti gioielli artistici di Camerano, la Chiesa di San Francesco è sicuramente uno dei più preziosi. Un’antica tradizione vuole che sia stata fondata nel 1215, con l’attiguo convento, dallo stesso San Francesco di passaggio ad Ancona in viaggio verso l’Oriente.
Una lapide con data 1230 ricorda probabilmente l’anno del completamento dei lavori di costruzione di questo luogo di culto sorto sull’area già occupata dal monastero di Sant’Agata. Da un’antica pergamena, ora perduta, rinvenuta durante lavori di ristrutturazione del 1759, risultava che la chiesa fosse stata consacrata nel 1437. I lavori di ristrutturazione eseguiti dall’Architetto Ciaraffoni. Il nuovo convento ebbe vita breve e fu chiuso durante l’occupazione francese. Fu sede comunale a partire dal XIX secolo e la chiesa, dopo la partenza dei frati Minori, fu dapprima officiata da due frati “minimi” e successivamente dai sacerdoti della Parroccchia. Il danneggiamento durante la Seconda Guerra Mondiale e la riapertura al culto nel 1959 grazie a Don Giulio Giacconi dopo che, nel 1957 fu apposta, a cura del Comm. Scandalli, la cuspide sul campanile. Attualmente è utilizzata saltuariamente per funzione religiose e più costantemente per manifestazioni culturali come mostre e concerti. Qualche anno fa sotto il pavimento dell’altare fu ritrovato il corpo di una bambina, un’episodio inizialmente dalle tinte piene di mistero tanto che se ne occuparono i media nazionali ed in principal modo la trasmissione “Mistero” nel 2012. Ben presto si chiarì che si trattava dei resti di una bambina di origini foggiane, i Caggiano, sfollata a Camerano per la guerra, autorizzati eccezionalmente a tumularne il corpo in chiesa, come avveniva prima delle leggi napoleoniche. La facciata settecentesca dell’edificio è in cotto ed incorpora il portale del XIII secolo a cui si accede con una scalinata a due rampe. La chiesa è a pianta rettangolare, con abside ellittica e quattro altari laterali, due per navata. La volta è a botte, l’interno decorato con stucchi, colonne sormontate da capitelli corinzi. Sopra un’ altare campeggia una tela della Natività ad olio dipinta nel 1600 dal fiammingo Ernst Van Shayck mentre, nella parte superiore del secondo altare si trova una tela seicentesca “Gloria della Madonna nella Trinità con Santi” attribuita alla scuola del Pomarancio. Presenti anche una “Crocifissione”, una “Traslazione della Santa Casa di Loreto” del Fasolilli e un quadro di San Francesco che riceve le stimmate di Marco Vannetti, pittore lauretano contemporaneo del Maratta. In sagrestia sono conservate due statue: una del Patrono del paese San Giovanni Battista ed una di Sant’Antonio da Padova. Nelle botole sotto il pavimento si arriva ai sotterranei adibiti a cimitero ed ora pieni dei detriti derivanti dal restauro del 1956. Questi sotterranei una volta erano collegati con le grotte ipogee del paese.
Fonte: “Terra di Provincia tra Aspio e Gradina”di M.Morroni- A.Recanatini-F.Toccaceli-N.Donzelli- C.Pincini
Fiorenzo Santini
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