Sono infiniti i giorni trascorsi al Conero con lo sguardo al cielo e la macchina fotografica a portata di mano per documentare le meraviglie di una natura capace di svelare i suoi segreti a chi, come lui, si accosta con curiosità e discrezione.
Senza fine, proprio come la sua passione per il Conero che l’ha portato a descrivere, fotografare, raccontare, scolpire, dipingere un modo di ali e di forme viventi con uno stile personale di poetica concretezza. Molto prima della nascita del parco, si era già innamorato dei falchi pellegrini che nidificavano sulle pendici a mare e ne conosceva ogni aspetto, condividendo la trepidazione per il buon esito delle nidificazioni o il successo nell’involo dei giovani. Davvero fatale quel colpo di fulmine al primo incontro avvenuto a metà di un pomeriggio del 28 marzo 1983, come lui stesso descrive con emozione nel libro “Ali in un parco”. Da allora di quel “proiettile vivente” è stato un custode attento quanto geloso dei suoi segreti e pronto a difendere quelle presenze straordinarie da ogni pericolo a cominciare dall’invadenza dell’uomo. Per lavoro faceva altro ma la sintesi più bella e appassionata della sua vita è tra quelle pareti rocciose, col binocolo e l’acutezza di chi sa cogliere “al volo” quel particolare che diventa dettaglio importante per stabilire specie, età, sesso e altro ancora da quella sagoma volante che attraversa il cielo sopra di noi. Incredibile quanto sia riuscito a scoprire della fauna del Conero, quanto prezioso sia stato il suo costante interesse per questo territorio. Marco Borioni è il custode dei pellegrini. La diffusione delle sue ricerche “sul campo” si è rivelata una straordinaria opportunità per far conoscere il Conero nelle riviste scientifiche, nei convegni ornitologici e naturalmente tra gli appassionati di birdwatching e gli amanti della natura. Così il pellegrino acquista il ruolo di animale simbolo di questo territorio, una risposta inappellabile alle false argomentazioni contro l’istituzione del parco di coloro che consideravano il Conero “un giardinetto” di scarso valore naturalistico; come tutti i predatori invece la sua presenza conferma una catena alimentare stabile e quindi una diversità di vita preziosa da conservare. In quegli anni Ottanta la battaglia per il falco diventa anche la battaglia a favore del parco, al punto che il WWF propone di inserire l’immagine del falco pellegrino nel logo del futuro parco. Questo prezioso abitante delle falesie acquista una diffusa attenzione nella gente, una simpatia per ciò che la natura offre in questo angolo di costa, una diversa consapevolezza nella fruizione del territorio. Nasce una specie di “falco-mania” per cui l’immagine del pellegrino si diffonde verso orizzonti commerciali e di comunicazione attraverso block notes, stampe, adesivi e magliette del parco; e persino sulle tabelle segnaletiche che in una prima fase hanno delimitato i confini del parco per sancirne la protezione dall’attività venatoria. Una passione che nel frattempo si concretizza in iniziative importanti come la creazione nell’aprile 1994 di un campo di sorveglianza per la protezione del falco pellegrino e di un di un “campo permanente di studio sulla migrazione primaverile degli uccelli rapaci attraverso il territorio del Conero”. Il tempo trascorso in ogni stagione nel cuore del parco a osservare le coppie di pellegrini è stata per Marco una straordinaria occasione per allargare le proprie conoscenze ben oltre i falchi sino a comprendere l’intera fauna del Conero. A lui si deve il primo studio sui rapaci diurni in migrazione primaverile lungo la costa adriatica negli anni 1987-1990 i cui risultati sono pubblicati nel libro “Rapaci sul Conero”, edito nel 1993 dal Consorzio di gestione del Parco con cui si inaugura una collana di divulgazione chiamata appunto “i voli del Conero”. Questo lavoro documenta l’importanza assoluta del Conero quale punto cruciale per le rotte migratorie soprattutto per i rapaci che qui possono attraversare l’Adriatico nel suo punto più stretto oppure proseguire verso il nord-est dell’Europa. Nei quattro anni di osservazione sono ben 7.049 i rapaci avvistati e tra questi rarissime specie come il Falco sacro, le Aquile anatraie, l’Aquila minore, la Poiana coda bianca, la Poiana delle steppe e la poiana calzata, il Biancone e ben 27 Falci pescatori. Nel tempo la Gradina del Poggio diventa base fissa per osservazioni ornitologiche: ottimale per la posizione e la facilità di accesso oltre ad un’efficace segnaletica con un pannello esplicativo che illustra l’affascinane mondo delle migrazioni e le possibilità di avvistamento. Grazie alle migliaia di esemplari avvistati negli anni successivi insieme a scoperte sempre nuove – come il capovaccaio, la giovane aquila reale o la cicogna nera – il Conero nel febbraio 2010 è inserito dalla LIPU (Lega Nazionale Protezione Uccelli) tra le TOP TEN, cioè le dieci località d’Italia di straordinaria importanza per il birdwatching; un riconoscimento che indubbiamente premia impegno, passione e gestione. A Marco e ai suoi amici si deve la realizzazione della check list del Conero che viene presentata per la prima volta nel volume “Ali in un parco” edito dal Consorzio di gestione del Conero nel giugno 1997 sempre nell’ambito della collana “i voli del Conero”: un censimento sul mondo alato protratto per 15 anni che ha evidenziato la presenza di ben 215 specie di uccelli osservabili al’interno dell’area protetta. Le sue immagini hanno dato vita negli anni a varie mostre fotografiche, alcune personali: “Conero, magia di primavera”, “Il Falco e il corbezzolo”, “Monti Sibillini, il sentiero del colore” e una collettiva dal titolo “Obiettivo Conero”. Recentemente ha realizzato per l’Ente parco una serie di 8 poster sugli uccelli descritti nei vari ambienti del Conero, così da facilitarne l’osservazione da parte dei sempre più numerosi fruitori di questo territorio. Alcuni potete già ammirarli al lago grande di Portonovo ma senza distrazioni prolungate dal guardare il cielo perché anche adesso l’incontro con il falco pellegrino è una delle emozioni più belle che il parco possa offrire. E coglierne le rapide evoluzioni è sempre una straordinaria conferma di quanta bellezza e natura sia custode il parco del Conero.
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