05 Novembre 2016

Un Geoparco nel Conero

L’idea della costituzione di un geoparco all’interno del Parco del Cònero è di indubbio interesse, essendo presenti due dei 9 GSSP mondiali. Ma non solo…

Il territorio del Parco presenta imponenti e suggestivi esempi di come processi geologici e geomorfologici abbiano plasmato il paesaggio sino a quello che noi oggi conosciamo. Dall’emersione del Monte Cònero, avvenuta in via definitiva nel Quaternario, agenti endogeni (spinte tettoniche, terremoti) ed esogeni (azione del mare, condizioni climatiche) ne hanno modellato i versanti; le bellezze naturali di cui attualmente godiamo sono il risultato dell’erosione e di movimenti gravitativi (frane), di portata spesso catastrofica. Il promontorio delle “Due Sorelle”, ad esempio, è costituito dalle rocce più antiche affioranti al Monte Cònero e appartenenti della Formazione della Maiolica del Cretacico inferiore (126-121 MA); la giacitura della stratificazione è testimone delle forze che hanno modellato le rocce sollevandole al disopra del livello del mare. Gli scogli delle Due Sorelle, separati dalla terraferma da un esile braccio di mare, sono il risultato dell’erosione selettiva che quest’ultimo ha operato sulle Marne a Fucoidi, risparmiando i due faraglioni calcarei di Scaglia Rossa.La baia di Portonovo è un altro sito degno di essere inserito in un geoparco: al di là della sua indiscussa bellezza, è infatti il risultato di una catastrofica frana che oggi sappiamo essere avvenuta a cavallo del 1300, e che ha formato il lobo principale della baia con tutte le sue spiagge (Montanari et Al., 2016: Catastrophic landslide of medieval Portonovo, Ancona, Italy – Bullettin of the Geological Society of America). Un ulteriore luogo che lega geologia ed archeologia è inoltre rappresentato dalle Grotte Romane: cave sotterranee di calcare (Scaglia Rossa), probabilmente di epoca imperiale, situate a ridosso di Pian di Raggetti. Altri ipogei che nel corso degli anni hanno richiamato l’attenzione di studiosi ed appassionati sono i cunicoli del Monte Conero, primo fra tutti il Buco del Diavolo: alla luce di recenti studi tali manufatti sembrano intepretabili come opere idrauliche di adduzione, forse facenti parte di un’unica vasta infrastruttura, un acquedotto. L’inserimento di questi siti all’interno di un geoparco testimonia l’importanza di studi interdisciplinari che, oltre a geologia e geomorfologia, coinvolgono archeologia ed altre discipline attinenti al territorio, ed alle sue trasformazioni nel tempo. 

 

 

Maurizio Mainiero Geologo - Vice Presidente del Soccorso Alpino e Speleologico delle Marche - Segretario della Federazione Speleologioca Marchigiana