24 Ottobre 2016

Pagine memoria 46 –Un marchio per l’agricoltura del Parco del Conero

“Una corretta politica ambientale non dovrebbe mai trascurare il settore primario ed il suo principale interprete, quell’imprenditore agricolo al quale oggi viene affidato il difficile compito di controllare l’ambiente evitandone il degrado. La tutela diventa efficace solo quando c’è il coinvolgimento totale delle popolazioni che vivono in questo territorio, ricco di valori naturali ed antropici.” 

Queste le ragioni per cui oltre vent’anni fa al Conero si realizza un primo straordinario “patto” destinato a coinvolgere le organizzazioni agricole e le principali aziende in un marchio commerciale per la promozione dei prodotti  dell’area protetta. Il Consorzio per la gestione del parco, seguendo gli orientamenti dettati dalla legislazione statale e regionale, con atto Consiliare n. 46 del 14 settembre 1994, approva il regolamento per l’applicazione del marchio agricolo del Conero. Il marchio evidenzia e contraddistingue i prodotti agricoli provenienti da aziende che hanno la loro ubicazione all’interno dei confini del parco naturale del Conero. “E’ un marchio – precisa il giornale del parco 3/96 - che oggi si limita a garantire la sola provenienza del prodotto. Esso non costituisce certificazione in merito alla qualità organolettica compositiva del prodotto. Non certifica pertanto riguardo la tipicità delle produzioni per avere la quale è necessario attivare le procedure di riconoscimento previste dai regolamenti comunitari.” Pur con questi limiti, si tratta indubbiamente di un’esperienza significativa per valorizzare il legame tra agricoltura, ambiente e parco; d’altra parte in un territorio per quasi metà destinato alle coltivazioni, proprio l’agricoltura è sempre stata un tema di grande attenzione nella gestione “attiva” del parco. Su questo progetto il parco investe risorse per rafforzarne la condivisione ed avviarne la realizzazione,  assicurandone poi la gestione attraverso una specifica commissione; il tutto promosso con una segnaletica sulla strada principale e in prossimità di ciascuna azienda, oltre a materiale informativo di vario tipo ed iniziative promozionali.  Alla fine saranno una ventina le aziende aderenti al marchio. Ancora ai nostri giorni capita di trovare tabelle segnaletiche con quella grafica esclusiva seppur sbiadita nel tempo, proprio a significare come lo stesso progetto abbia ormai perso lo smalto iniziale. Si trattava in assoluto di una tra le prime realizzazioni di questo tipo nel nostro Paese e certamente un lavoro di tutto pregio. Ricordo che fummo richiesti di presentarne la sintesi ad un convegno a Vico Equense al centro di un acceso dibattito per l’istituzione del parco dei monti Lattari, in cui proprio gli agricoltori insieme ai cacciatori (gli speculatori restano sempre nell’ombra!) osteggiavano quella prospettiva di tutela del territorio. Una storia già vissuta nella nostra regione che da quegli stessi contrasti aveva comunque dato vita al parco del Conero, così come per la verità poi accadrà seppure a distanza di anni in quella fetta di Campania. Quegli agricoltori che prima avevano manifestato con i trattori contro la sede della Regione Marche nella discussione di legge istitutiva del parco del Conero si stavano orientando verso una collaborazione di reciproco vantaggio. Nessun vincolo! Per aderire al marchio è sufficiente che le aziende interessate ricadano almeno in parte all’interno del territorio protetto; in compenso il Parco offre una continua attività promozionale a sostegno dell’iniziativa per la vendita dei  prodotti interessati al marchio:  miele, lavanda, vino e olio. L’azione di marketing si basa su un simbolo grafico costituito dal sole che, alto sul mare, fa capolino da monte Conero guardato da sud; sintesi stilizzata del territorio e della qualità ambientale che insieme al sole sono identificativi di dove nascono quei prodotti. Semplicità, naturalità e bellezza insieme! Turisti e fruitori del parco cominciarono così ad interessarsi anche di vigneti e cantine, fattorie e distese di lavanda avvicinandosi ad un mondo che accanto e insieme alla natura rappresenta un patrimonio straordinario di questo territorio. La storia ci dice che fu un primo seme fecondo, prezioso per avviare un processo culturale di cui l’agricoltura troverà ben presto benefici e in generale si avvia un processo culturale di cui oggi possiamo con legittimo orgoglio riscontrarne i frutti. Concetti riferiti ai prodotti di qualità, alla filiera corta, ai menu a km zero o ai gruppi di acquisto solidale sono diventati infatti traduzioni concrete che fanno bene all’economia, al turismo, alla salute. Non c’è dubbio che il parco abbia aiutato a guardare al futuro e favorito questa nuova visione di sviluppo che la stessa crisi rende ancor più competitiva. Perché il futuro migliore per questa comunità e il suo splendido territorio è legato alla capacità di noi tutti nel costruire ogni giorno quel rapporto sempre più stretto tra agricoltura e natura, sapere & sapori, bellezza e bontà che costituisce l’unica, vera, concreta e  sostenibile opportunità di sviluppo.

 

Gilberto Stacchiotti