09 Novembre 2016

Il geoparco del Conero accorcia le distanze con l'UNESCO

La natura ha impiegato milioni d’anni per realizzare quelle formazioni, paesaggi o libri di roccia che oggi impreziosiscono il nostro Paese eppure la tutela per questo mondo così irripetibile e suggestivo è relativamente recente. 

Così dopo le campagne a favore della fauna a rischio di estinzione, la creazione di un 10% di aree naturali protette e la strategia per la biodiversità questo è il momento del patrimonio geologico di cui i geoparchi rappresentano  un modo concreto per tutelare e diffonderne la conoscenza. E il Conero ha tutte le carte in regola per arrivare a questo traguardo. Intanto il nostro territorio è interessante e fragile al tempo stesso per cui c’è una conoscenza molto accurata, una documentazione dettagliata nonché una ricchissima bibliografia sui diversi aspetti.  Zona sismica, frane costiere, erosione marina sono aspetti che da sempre richiedono massima attenzione attraverso studi ed analisi comparative e quindi studi; nel contempo da queste situazioni di “instabilità” oggi possiamo apprezzare la baia di Portonovo, gli scogli o le grotte sul mare oppure stupirci della stratigrafia resa evidente grazie alle cave.  Un intreccio davvero singolare tra situazioni di rischi e manifestazioni di bellezza! Per questo oggi nel parco sono riconosciuto due dei nove GSSP italiani, cioè luoghi dove è eccellente la facilità di osservare i differenti strati al punto da essere riferimenti mondiali; anche la lunga falesia tra il Cardeto e Mezzavalle è un ambito unico e integro del Miocene oltre che un paesaggio costiero del tutto peculiare. Nuovi studi sono in corso nella zona di Portonovo per carpire altri segreti sull’origine della baia anche se ormai sembra certo che la frana che l’ha originata sia avvenuta in epoca medioevale. Il parco ha già intrapreso numerose iniziative per far conoscere questa eccezionale realtà: la carta geologica con itinerari escursionistici, la pubblicazione “le rocce del Conero raccontano” (Montanari e Sandroni 1995), l’allestimento di aree attrezzate alla cava di Massignano e alla cava di S. Lorenzo nonché i cippi in ceramica dal passo del lupo e su Mezzavalle/Trave; anche il moderno centro visita è una struttura infomativa sui diversi tematismi inclusi gli aspetti geologici. Certo dopo vent’anni ci sarebbe da aggiornare la carta geologica e rendere ancora più invitanti i percorsi alla scoperta di questo mondo ma è indubbio che le potenzialità per entrare nel ristretto gruppo di aree ad altissimo interesse geologico ci sono tutte. . E allora perché un geoparco al Conero? Intanto perché rappresenta un’efficace opportunità di promozione del nostro territorio offrendo ulteriori stimoli al turismo, alla ricerca e in generale ad una fruizione sempre più ricca di esperienze differenti. Basti pensare che in Italia soltanto 10 territori hanno oggi questo riconoscimento e 7 sono parchi nazionali o regionali. Ma il vero obiettivo è l’Unesco. Il 17 novembre 2015 infatti i siti della Rete Globale dei Geoparchi, sono diventati siti UNESCO, così entrare a far parte di questa rete rappresenta anche l’accesso al riconoscimento di patrimonio dell’umanità. E sarebbe davvero un traguardo straordinario, prezioso e lusinghiero. DI questo si è parlato a Coldigioco di Apiro in un incontro preliminare tra il geologico Montanari, profondo conoscitore del Conero e del nostro Appennino nonché animatore in questa sede di un centro di studi internazionali – ed i rappresentanti dell’Ente parco per definire una comune strategia di collaborazione che punti proprio al riconoscimento del geoparco del Conero.  Dove non sono arrivate le candidature per le grotte della falesia anconetana o i ragionamenti sul bacino Adriatico, potrebbe traguardare la riscoperta del patrimonio geologico del Conero. E pensare che è tutto così da milioni di anni! 

Gilberto Stacchiotti