18 Novembre 2016

Pagine memoria 47 – Una funivia dal Passetto al Conero

Gli anni Sessanta portano i semi della speranza e i primi passi di un turismo destinato a diventare risorsa preziosa per la comunità. Vengono effettuati i lavori di restauro della chiesa di S. Pietro al Conero e la bellezza di questo territorio comincia ad essere apprezzata  ben oltre i suoi confini. 

Così il monte diventa meta di scampagnate e i primi turisti trovano già punti di ristoro improvvisati che apriranno la strada a strutture ben più importanti; una scommessa tutta al femminile che in questa fase pioneristica vede protagoniste Emilia a Portonovo e Marianna in vetta al monte. Nel dibattito sul futuro del Conero si assiste ad una  grande corsa alla “valorizzazione”  attraverso un modello di sviluppo che punta allo sfruttamento intensivo del territorio per assecondare un turismo  capace – secondo la maggioranza di amministratori, esperti ed opinione pubblica -  di guidare l’economia oltre le difficoltà di un mondo agricolo sempre meno competitivo. Per la cultura di allora il progresso è nel costruire: la stessa rivista della Provincia di Ancona dedicherà un ampio articolo alle 5 ville in quegli anni costruite alle pendici del monte Conero, al di sopra dei Sassi neri, enfatizzandone le singolarità architettoniche. Sarà stato il clima di benessere economico che si viveva in quel periodo e la cultura ambientale ancora ai primordi ma oggi non c’è dubbio che in quei “mitici” anni Sessanta sono fiorite idee e talvolta progetti per il rilancio turistico del Conero davvero strabilianti. Nello studio ecologico ambientale su Portonovo di Virginio Bettini  commissionato dal comune di Ancona (pubblicato dal Pungitopo nel 1985) si ricostruiscono quei “mitici” anni 60 in cui sembrava che tutto fosse possibile.“ Le problematiche si pongono a partire dal 1961, quando viene proposto il collegamento a mezzo funivia dal Passetto al monte Conero e Portonovo con un progetto di Alberto Frati dell’Azienda Riviera del Conero. Della stessa Azienda Riviera del Conero è la proposta di un porto turistico a Portonovo, da realizzare con un collegamento al mare del lago del Calcagno  o lago Grande, nella più completa dimenticanza dei valori ambientali delle zone umide di Portonovo e del loro delicatissimo equilibrio che non permette un intenso impatto portuale. Siamo nel 1964 e la Piemonte Funivie progetta una funivia monofune con veicoli biposto che colleghi Portonovo con la strada a valle del convento, nonché possibili prosecuzioni verso Sirolo. Nel 1966 viene restaurato il fortino napoleonico ed adibito ad albergo mentre al 1967 si può stabilire la data cruciale, nel momento cioè in cui scoppiano apparentemente insieme tutte le contraddizioni  progettuali e di piano che interessano l’area di Portonovo. “ Tra tutti, è il progetto della funivia quello che maggiormente dà il senso dell’euforia tecnologica: tre campate distese tra Portonovo e la vetta per poi raggiungere Sirolo e quindi scendere di nuovo al mare ai Sassi Neri. La lunghezza complessiva dell’impianto è di quasi 5 chilometri con una portata oraria di 400 persone per ciascun senso. Per chi conosce il Conero attuale resta difficile  immaginare questo territorio come un grande luna-park eppure se quei progetti fossero stati realizzati certamente non avremmo più i paesaggi e la ricchezza ambientale di cui oggi il parco va giustamente orgoglioso. E forse neppure il parco avrebbe avuto senso in un contesto di banalizzazione ambientale, senza valori da conservare e con la fruizione massiva di ogni luogo che in macchina o in funivia sarebbe stato facile da raggiungere e senza nemmeno accorgersi di quanto si stava attraversando. Di sicuro i progettisti di allora non avevano ben considerato almeno un paio di caratteristiche di questo territorio che lo rende particolarmente fragile rispetto alle “grandi opere”: le frane e la sismicità.  Il grande terremoto del 1972 che ha colpito tutto l’Anconetano ferendo in modo particolare proprio il capoluogo marchigiano ha ovviamente ridimensionato la fattibilità di quei progetti anche perché nel frattempo risorse economiche ingenti servivano alla ricostruzione degli edifici e strutture danneggiate dal sisma. Nonostante questo però sul finire del 1979 la Giunta di Ancona rilancia il progetto della cabinovia di Mezzavalle che avrebbe collegato la strada provinciale alla spiaggia del Trave ma stavolta la determinata opposizione che ne segue, soprattutto dal mondo ambientalista, ne blocca ulteriori sviluppi anche perché nel frattempo cresce una diversa sensibilità nell’opinione pubblica a favore del parco del Conero. Opere faraoniche che sarebbero costate investimenti notevoli e causato danni irreversibili: altro che progresso e turismo! Stavola però idee e progetti del grande luna park del Conero sono rimasti nei cassetti, destinati all’oblio anche se per la verità talvolta qualche goffo tentativo di rispolvero si registra anche in anni recenti. La cabinovia di Mezzavalle per esempio è tornata sui giornali nell’estate 2014 senza per la verità suscitare alcun interesse visto che la discussione è stata subito spenta come un pericoloso principio d’incendio grazie anche alla secca replica dell’ente parco che oltretutto dovrebbe autorizzarne la realizzazione, almeno certificandone la compatibilità con il proprio piano. Così Idee e progetti del grande luna park del Conero sono rimasti nei cassetti, avvolti dalla patina del tempo; insomma sono rimasti soltanto sogni e l’ambiente ringrazia. Perché a ben vedere la loro realizzazione li avrebbe trasformati davvero in incubi.

 

 

Gilberto Stacchiotti