“Nella notte del 14 marzo 1962, durante una tempesta con vento di tramontana e mare in burrasca, un cargo libanese di circa 8 mila tonnellate, pieno di legname e con a bordo 21 marinai di origine greca, dopo aver perso il controllo delle macchine venne spinto a riva dalla corrente, sino a schiantarsi contro gli scogli delle Due Sorelle squarciandosi in due tronconi.
La parte di prua finì sulla spiaggia della Cava Davanzali, mentre l’altro troncone affondò a fianco dei faraglioni. I marinai superstiti restarono aggrappati per diverse ore al troncone di prua prima di essere tratti in salvo dai cavatori e dieci di loro scomparvero tra i flutti del mare che poi ne restituì solo una parte. Il carico si sparse lungo la costa fino alla spiaggia Urbani che venne letteralmente sommersa da una catasta di legname, in alcuni punti alta tre metri.” Così descrive il naufragio del Potho, l’appassionato di storia locale Bruno Bambozzi nel volumetto che raccoglie le testimonianze dirette dei protagonisti di una tragedia di mare diventata una pagina straordinaria di eroismo e solidarietà. “A dare l’allarme fu Raimondo Barbadoro che quella notte si trovava nella baracca a nord della baia come guardiano della cava di pietra e di fronte alla drammatica situazione andò a chiedere aiuto a suo fratello Cesare che, insieme ai suoi due nipoti, raggiunse la spiaggia della cava e riuscì a trarre in salvo alcuni marinai. Fu proprio Cesare, in particolare, a gettarsi tra le acque gelide riuscendo a salvare la vita al direttore di macchina rimasto impigliato tra le tavole galleggianti ed un cavo. Soltanto la mattina del 16 marzo, accompagnati da altri soccorritori, i sopravvissuti risalirono il monte Conero attraverso il passo del Lupo pieno di neve e, dopo essere stati rifocillati da alcuni contadini del luogo, raggiunsero l’abitato sirolese.” Oggi, a distanza di tanti anni dal naufragio, le lamiere e le porzioni superstiti della nave si sono integrate perfettamente con la vita di scogliera. Lo scafo è completamente distrutto, ma si possono vedere alcune parti ancora integre delle due caldaie, una adagiata in assetto di navigazione, l’altra in verticale e il processo di colonizzazione ha reso lo spettacolo che si apre davanti agli occhi del subacqueo ancora più affascinante. Per la comunità sirolese tuttavia la memoria resta ben viva. Così nel marzo 2012, in occasione del cinquantesimo anniversario del naufragio del piroscafo Potho, il Comune di Sirolo ha organizzato una cerimonia di consegna degli attestati di benemerenza ai propri cittadini che prestarono soccorsi e salvarono numerose vite umane. Ed io sono orgoglioso che anche mio padre figuri tra quelle persone di grande solidarietà.
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero