“Gli alberi sono le colonne del mondo. Quando tutti gli alberi saranno tagliati, il cielo cadrà sopra di noi.” Così la saggezza dei Nativi americano riusciva a sintetizzare l’importanza di questi protagonisti della natura cui il Corpo Forestale dello Stato ha sempre dedicato straordinarie energie realizzando tra l’altro il primo censimento degli alberi monumentali del 1982 e il 1° censimento delle formazioni vegetali delle Marche. Anche il Parco del Conero sta facendo la sua parte e presenta ora i risultati di un impegno altrettanto straordinario.
Un anno di perlustrazioni con ben 45 alberi e formazione vegetali monumentali individuati nel territorio del parco grazie al personale dell’ente e del volontariato. 'Il nuovo monitoraggio -spiega Gilberto Stacchiotti, presidente ente parco del Conero - è stato realizzato mediante ricognizione territoriale con rilevazione diretta e schedatura del patrimonio vegetale anche a seguito di segnalazioni provenienti da cittadini o associazioni; un prezioso riferimento è costituito dalle pratiche di finanziamento che Il parco ha erogato per il recupero e la manutenzione delle querce secolari a partire dal 1999. Si tratta del primo censimento sul mondo vegetale applicato all’intero territorio del Conero per individuare gli esemplari campioni di longevità; un obbligo derivante dalla legge 10 del 2013 in cui l’ente collabora su un tema di competenza comunale, un obiettivo del regolamento e soprattutto uno scenario di conoscenza utile sia per una migliore azione di conservazione che per la conseguente promozione turistica e didattica'. La presenza di queste eccellenze del verde costituisce indubbiamente un nuovo motivo di interesse per escursionisti, turisti, fotografi, studiosi ed amanti della natura in genere; grazie a questo lavoro sarà possibile partire alla scoperta della roverella più imponente, del leccio più vecchio, dell’olivo più bello o del ciliegio più grosso lasciandosi guidare dalle dimensioni e dalla storia di questi nostri patriarchi verdi. Sono presenze finora scarsamente considerate che invece costituiscono un eccezionale patrimonio genetico, biologico, scientifico e culturale. 'C’è un fascino speciale negli alberi monumentali, -continua- quelle sentinelle che sono anche testimoni di storie e di cambiamenti. Quelle rughe scolpite sono l’espressione di una straordinaria longevità; un tessuto infinito costruito cellula dopo cellula nel silenzioso trascorrere del tempo e delle stagioni. E così anello dopo anello quel piccolo seme diventa un monumento alla vita, un patriarca verde che innalza sempre più potenti il tronco ed i rami verso il cielo e il futuro. Nel parco del Conero la specie più diffusa tra questi campioni dalla longevità è la roverella, simbolo della campagna marchigiana ed oggetto dei primi provvedimenti di tutela regionale già nel 1973'. C’è un cuore prezioso per questa quercia tra le colline di Varano ove è particolarmente diffusa in modesti lembi boschivi, esemplari solitari tra i campi, filari a bordare le strade bianche o semplicemente decoro per antiche abitazioni rurali. Qui davvero ce ne sono ovunque e – nonostante i tagli del passato - resta buona anche la concentrazione di esemplari che con la circonferenza attorno ai 3 metri meritano una particolare tutela, avvicinandosi così ai requisiti richiesti dal formulario ufficiale. E c’è persino un’eccezione per motivi di bellezza: riguarda una roverella che non avrebbe le dimensioni minime richieste ma essendo già stata prescelta per alcuni sceneggiati televisivi la spunta nella categoria “famosi”. Nelle frasche vallette sotto il Poggio sono custoditi filari straordinari per quanto sono intense queste formazioni boschive lineari, magari a fianco dei primi rigagnoli del Boranico da cui attingere l’agognata acqua. L’esemplare più imponente è però nascosto nel versante sirolese del Conero che sovrasta la spiaggia di S. Michele/Sassi neri; un tempo custode della vita contadina ai bordi dei campi coltivati oggi il patriarca verde svetta con quasi 6 metri di circonferenza all’interno di un bosco recente. Accanto alla roverella che rappresenta la specie più diffusa in questa speciale classifica con quasi metà degli alberi censiti nella ricerca sono stati censiti anche esemplari solenni di sughera, frassino, tasso, bagolaro, pioppo nero e gelso. E’ tutto un mondo che il parco opportunamente sta valorizzando. A giudicare dalla circonferenza del tronco Il leccio più antico è al bosco Mancinforte che supera di poco un altro esemplare nella campagna anconetana che però ha un’altezza maggiore. Ed è una scultura straordinaria il pioppo nero che si affaccia su un rigagnolo della Pecorara, appena prima di un ponticello che rende tutto il contesto un paesaggio dal sapore antico: ben quattro metri di legno e materia vivente. E naturalmente alberi da frutto che custodiscono un patrimonio genetico di pregio testimoniando ancora una volta la ricchezza dell’agricoltura in questa fetta di terra marchigiana. Una ricerca che porta ad incontrare esemplari vetusti di albicocco, pero, amarena e ciliegio che oltre a storie antiche custodiscono sapori sempre buoni. Esemplari monumentali di ulivo impreziosiscono le campagne di Massignano elle colline meridionali del parco; la specie oggi si sta diffondendo grazie a nuovi impianti, facilmente riconoscibili per la regolarità delle giaciture e per i tronchi ancora modesti, ma ovviamente privi delle straordinarie sculture che li rende capolavori dell’arte naturale. 'Molti di questi 45 patriarchi verdi del Conero -conclude Stacchiotti- si trovano lungo sentieri ufficiali o si affacciano direttamente sulla rete viaria del parco ma molti alberi sopravvissuti ai tagli di ogni tempo sono nascosti in contesti difficilmente accessibili. Anche per questo raggiungerli o poterli osservare da vicino restituisce intatto il fascino di una scoperta che emoziona. Come tutto ciò che la vita esprime a chi sa cercarne con rispetto le sue manifestazioni più belle. Un ringraziamento particolare per questo progetto ad Elisabetta Ferroni responsabile del settore agricoltura e natura 2000 dell’ente che ha assicurato il fondamentale supporto tecnico-scientfico nei rilevamenti e nelle schedature. Particolarmente preziose le collaborazioni di Valido Capodarca, storico cercatore e profondo conoscitore degli alberi monumentali nonché autore di numerose pubblicazioni (tra cui “50 alberi delle Marche da salvare” pubblicata nel 1984) e divulgatore sul sito FB Amici degli alberi monumentali accanto a Daniele Cortucci e allo stagista Lorenzo Battinelli che hanno eseguito numerosi sopralluoghi con misurazioni sul campo degli esemplari arborei. Per ciascun esemplare, individuato cartograficamente con indicazione delle coordinate GIS, sono stati effettuati rilievi fotografici accanto alla misurazione dei principali parametri (circonferenza, chioma e altezza) nonché una sintetica descrizione; ciascuno di questi 45 “monumenti naturali” ha così una sua scheda per farne apprezzare il valore e la bellezza. Insieme vanno a comporre la nuova mappa degli alberi monumentali, un altro importante traguardo per questi 30 anni di parco'.
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