4 ottobre, festa di S. Francesco. Il poverello d’Assisi è patrono d’Italia, come ha deciso papa Pio XII il 18 giugno 1939, ma soprattutto è la figura che meglio restituisce l’attenzione alla natura con un rispetto ed una sensibilità che non a caso restano tuttora valori straordinari: dalla predica agli uccelli allo splendido Cantico delle Creature, il suo messaggio di amore al creato oggi è un riferimento prezioso nella nostra ricerca di equilibrio e nella costruzione di in un mondo di pace tra popoli, con l’ambiente e con noi stessi.
E proprio questa figura di santo ci ha spinto ad un’esperienza speciale in questo 2017 dichiarato dal Ministero della Cultura anno dei cammini per favorire la riscoperta di questo antico e sapiente approccio di mobilità dolce ed anche il parco del Conero ha dato il suo piccolo contributo. Nel maggio scorso abbiamo trascorso una decina di giorni tra boschi, panorami, eremi e luoghi legati alla vita del santo di Assisi lungo il cammino di Francesco, tra lo scoglio della Verna dove ha ricevuto le stimmate e la cittadina umbra dove è nato e dove oggi sono custodite le sue spoglie mortali in quel capolavoro di basilica che tutti ammirano. Un’esperienza quella del cammino che non è solo visitare dei luoghi perché si amplia verso riscoperte di valori che finalmente possiamo riassaporare: il silenzio, la lentezza, la libertà, la spiritualità, la semplicità. La figura di Francesco si avverte lungo il percorso, presenza discreta e silenziosa. All’eremo di Montecasale, arroccato tra i boschi sovrastanti Sansepolcro nell’alta vale del Tevere, si conserva il documento con cui papa Giovanni paolo 2° il 29 novembre 1979 ha proclamato Francesco Patrono dei cultori dell’ecologia. L’arrivo al sacro convento di Assisi dopo aver attraversato il bosco recentemente restaurato dal FAI è efficace sintesi di questo cammino tra natura e spiritualità. Oggi un altro Francesco, alla guida della Chiesa cattolica, esprime con la stessa freschezza il messaggio francescano e non a caso la sua enciclica si chiama “Laudato sì”; documento straordinario per la sua visione di “ecologia integrale” che allarga la visione agli aspetti ambientali accanto alle dimensioni umane e sociali; un manifesto “politico” nel senso più alto della buona gestione che parla dell’acqua, della biodiversità, degli inquinamenti ma anche della cultura dello scarto e delle ingiustizie collegate al deterioramento della qualità della vita umana e in generale al degrado sociale. Ecologia integrale perché uomo e natura possano vivere in armonia con una diversa strategia ambientale, economica e sociale. L’enciclica porta la data del 24 maggio 2015. Dopo l’entusiasmo iniziale ho la forte impressione che quel invito sia stato frettolosamente rimosso dalla politica e dalla pubblica amministrazione, nonostante la crisi ambientale sempre più grave, lasciando colpevolmente che il tempo ne allontanasse una felice quanto auspicata attuazione. Anche nel nostro piccolo mondo del Conero, l’enciclica sulla cura della casa comune non sembra aver sinora portato i semi auspicati e ancor meno buoni frutti. Peccato! Tuttavia la protezione di Francesco resta baluardo della bellezza e della ricchezza di questo territorio contro visioni egoistiche e di rapina; e conforta quanti operando nelle tematiche di gestione e tutela ambientale, come volontari ambientalisti o gestori di aree naturali protette, possono considerarsi beneficiari di questa protezione destinata a “tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia”. Che poi il santo d’Assisi sia stato nel nostro territorio e la presenza francescana abbia qui radici straordinarie come il convento di Sirolo (ora villa Vetta marina) o le spoglie del beato Pietro da Treia è segno di quanto questo legame sia concreto e ininterrotto da secoli.
Gilberto Stacchiotti
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