Paolo Bolognini, uno dei migliori fotografi in campo naturalistico, è al centro dell’ evento ‘Il Conero nel cuore delle Marche’ uno spettacolo unico nel suo genere con un cast d’eccezione, grandi nomi del calibro del bravissimo violinista Marco Santini e del noto sound designer e musicista Paolo Principi. Di Cristian Fattinnanzi, nome tra i più famosi della fotografia astronomica e di Paolo Larici, attore e regista, presidente del Centro studi Enriquez.
Il suggestivo evento si terrà il 28 luglio al Parco del Conero ed aprirà un finestra di solidarietà per i Sibillini, per quel mondo violato dal sisma. Insomma, una grande serata organizzata dall’ Ente Parco del Conero e dalla ProLoco di Sirolo, per il trentennale dell’area protetta del Conero Ad introdurre la parte della manifestazione dedicata alla fotografia naturalistica è Paolo Bolognini, raccontando con fortissimo entusiasmo la sua passione per la natura e raccontandosi fin dagli esordi.
‘Ho iniziato questo percorso da ragazzino, -spiega- cercavo di immortalare le esili strutture di certi insetti che abitano nel delicato ecosistema del microcosmo acquatico ovvero la fauna bentonica, vita dei fiumi e di tutte le acque dolci. Allora fotografavo con le classiche e laboriose metodiche analogiche in macro, quelle foto davvero difficili da realizzare mi sarebbero servite poi per costruire su di un amo da pesca le siluette dell'insetto immortalato’. Usava dei filamenti sintetici ed alcune piume ‘e, spesso, con quelle costruzioni centravo l'obbiettivo riuscendo a far salire una trota o un cavedano a ghermire la mia imitazione che si faceva trasportare in superficie dalla corrente del fiume. Questa è la pesca con la mosca, maestra nel far conoscere a chi la pratica con passione e amore il rispetto della natura e degli animali. Con questa tecnica puoi rimettere in libertà un pesce senza arrecargli danni ed il rilascio dopo una fotografia è diventato uno stile che contraddistingue questo metodo di pesca’.
Così si apre il mondo dietro l’obiettivo del Maestro: ‘Dagli Insetti iniziai a fotografare gli altri amici del fiume, la garzetta, gli aironi, il martin pescatore, le rane ecc. Era tutto straordinariamente bello e vivevo il fiume come mai lo avevo vissuto. Fotografavo e studiavo quella specie, era un’attività della quale mi innamorai subito ed in breve tempo ne feci uno stile di vita. Negli anni perfezionai varie tecniche cercando sempre i metodi che mi tenessero a distanze di sicurezza tali da non disturbare la scena. Amavo osservare gli animali per capire quando poter eseguire lo scatto migliore, quando quella luce o quella nebbia leggera avessero creato la miglior atmosfera’.
‘Ho fotografato la mia Regione senza frontiere –continua il racconto- ricevendo regali di incredibile bellezza, difficili da spiegare a voce o con le parole. Tutto sempre nel segno del rispetto, della passione e dell'amore per la natura. Fino a 7-8 anni fa questo tipo di fotografia era praticamente sconosciuto ed oggi è diventato una specie di moda. Quello che non capisco è il modo di approccio a questa arte meravigliosa. In due corsi si riesce a prendere un attestato di fotografo naturalista solo perché si è partecipato, quando fino a qualche mese prima, magari non si era visto un fiume da vicino. Un fotografo di natura è prima di tutti un naturalista, un amante ed un osservatore della natura stessa, dai panorami agli animali, dalle luci ai piccoli particolari che ti incantano. Per arrivare alla fotografia bisogna conoscere madre natura e capire se veramente se questo mondo faccia parte della vita tutti i giorni’.
Secondo Bolognini un fotografo naturalista deve avere le seguenti caratteristiche: ‘Amore, passione, il silenzio, studio, pazienza, caparbietà e la voglia di non mostrarsi come un guerriero che va alle crociate ogni volta che si esce in natura. Non si mostra l’abbigliamento o i mimetismi, questo arricchisce nei giovani solo la voglia di diventare un guerriero che, invece del fucile, usa un teleobbiettivo con una reflex per immortalare il mostro delle montagne. La vera passione invece arriva da un entusiasmo come quello dei bambini’.
E Paolo sa di che parla: ‘Spesso osservo un panorama o interpreto lo sguardo di un animale selvatico come se lo guardassi con gli occhi di bambino, cerco di scattare quando sento quel bambino dentro di me. Tengo nel cuore tutti i momenti e li ricordo con grande emozione, anche quando si rincasa senza nessuna immagine, è bello riprovarci e riprovarci ancora. Mi capita di osservare senza scattare, solo perche le luci non mi danno quello che cerco. Oppure scatto alcune foto per avere un documento di studio o di paragone tra una stagione o un’ annata ed un’ altra’.
Un legame inossidabile, quello con il Conero: ‘mi ha regalato scatti significativi, il Conero è una delle mie fortune, uno dei miei luoghi del cuore dove negli anni ho realizzato immagini difficili da descrivere. Alcune emozioni vanno vissute dal vivo e, sul Conero quelle emozioni sono sempre lì che ti aspettano. Ci sono luoghi dove puoi parlare con il mare e con il cielo, luoghi e atmosfere che con certe condizioni meteo ti fanno realizzare in fotografie uniche. Il Conero è mio ed ogni volta è pura magia. Dalla contemplazione di un ecosistema unico nel suo genere, alla fotografia dei panorami e degli animali’.
Alla spiaggia della Vela ad esempio: ‘ho sperimentato le prime esposizioni notturne al panorama marino con l'uso di un astroinseguitore. Nessuna immagine fotografica di quei luoghi sotto la luce delle stelle fino a quella notte…fu uno spettacolo senza pari. Dalla spiaggia della Vela nelle notti serene, specie dopo giornate ventose si gode lo spettacolo di una Via Lattea meravigliosa riservata ai Cieli più profondi e, quando quella notte guardai il primo scatto capii che stava succedendo qualcosa di estremamente bello ed entusiasmante che non avrebbe avuto fine. E indimenticabile è il successo di quelle prime foto notturne. Sto sperimentando ancora oggi esposizioni di notte da varie spiagge e insenature del litorale del Conero cercando panoramiche dinamiche, sfruttando non solo gli scogli più conosciuti, ma anche situazioni che vedono la bellezza di posti straordinari ancora nascosti o mai rappresentati fotograficamente, lavorando spesso con delle particolari mute con le quali posso fotografare tenendo il treppiede sommerso in acqua. In questo modo ho lo scatto eseguito da un’ angolazione particolare. Capita che fotografi da appostamenti itineranti vari animali che fanno parte di questo Parco unico nel suo genere, dagli sguardi furbi delle lepri alla bellezza del capriolo autoctono, passando per molte forme di vita nel panorama dell'avifauna, con tante specie che vivono sul Conero o che si fermano durante la migrazione.
Tempo fa fotografai un bel esemplare di Daino maschio e, dopo qualche giorno, avvistai un paio di femmine sempre sfruttando l'uso di piccoli appostamenti itineranti e l'uso di telescopi terrestri.Certo che l'avvistamento ed il monitoraggio del Lupo sarebbe di grande importanza faunistica e di pregio per il mio documento fotografico’.
Il progetto di Bolognini è legato alla salvaguardia degli ambienti: ‘cerco di tutelare e preservare quello che abbiamo a disposizione. Mi piacerebbe far conoscere ai ragazzi e ai bambini la biodiversità del Conero. Mostrare questo mio documento fotografico dove molte delle foto sono realizzate proprio sul Conero, in Regione, per far capire e svegliare certe decisioni nei confronti di uno dei parchi più belli d'Italia, perché probabilmente chi deve decidere non conosce o non immagina la ricchezza ed il potere che ha un posto straordinario come il nostro Conero’.
Quello che viene spontaneo chiedersi è, quanto bisogna stare fermi in posa per riuscire a fotografare un animale? ‘Tanto, –risponde- un’attesa che sembra non finire, almeno fino a quando si ha la possibilità di portare avanti questa grande passione. Si è sempre all'aspetto quando si parla di selvatici. Sia in monitoraggio visuale, sia cercando la luce giusta per farne una buona fotografia. Con alcune specie sono al lavoro da anni per cercare e mettere in mostra quella posa che lascia passare lo sguardo che cerco. Un esempio è il picchio verde, il simbolo della nostra regione. Per fotografarlo bene ci sono voluti oltre dieci anni. Ora ho la luce e la silhouette che merita il simbolo della Regione Marche’.
A fotografare Paolo va prevalentemente da solo: ‘Perché sono più attento e attivo, tutto si concentra nella ricerca e nella voglia di trovare una situazione unica e inimitabile. Esco in natura e in fotografia anche con un amico, un socio in appostamenti e in mimetismi, anche lui con una forte passione, è Giorgio Giovagnoli. Spero poi di aver trasmesso ai miei figli questa passione e il modo di osservare e rappresentare la natura della mia regione. Vorrei ringraziare la mia famiglia che non mi ha ostacolato ed è sicuro una delle cose più importanti’.
Il Maestro ha una storia importante da raccontare, una di tante, legata alla NASA ed entrata nella storia della fotografia. ‘Organizzai una trasferta alla spiaggia lato nord delle Due sorelle, chiedendo aiuto agli amici PierLuigi Scarabotti e Giancarlo Biagioli esperti in vela, ottimi skipper.
Ci ha ospitati il Marlic, una delle imbarcazioni dell'Associazione ‘La perla del Conero’ che ha contribuito ad avverare il mio progetto nel migliore dei modi. Nel lato individuato sapevo che avrei potuto staccare bene le Due Sorelle dal Monte Conero, rendendoli due scogli definiti. La posizione con la Via Lattea di quel periodo era in perfetta sintonia con il panorama e la fotografia che mi immaginavo da tempo stava per prendere vita. Scelsi la nottata con la migliore condizione meteo che i giorni di assenza di Luna di quel mese potesse offrire. Decisi di invitare in questa avventura il mio amico Cristian Fattinanzi, fotografo e astrofilo eccellente, conosciuto e apprezzato negli ambiti della fotografia Astronomica Italiana, ideatore dell'astro inseguitore Minitrack, uno strumento davvero ben progettato che permette con una semplice carica manuale l'inseguimento del Cielo notturno. Tutto fu perfetto dalla partenza allo sbarco, nonostante le tante attrezzature. Il tender di bordo guidato da Pierluigi ci traghettò dal Marlic a terra senza problema. Arrivammo presto e preparammo gli strumenti. Tutto funzionò come in un copione e la notte fu qualcosa di straordinario: quello che avevo pensato e studiato nei minimi dettagli si stava avverando mentre sul sensore prendevano vita quegli scatti che poi furono apprezzati e divulgati in molte situazioni, dai giornali quotidiani a riviste specializzate. Inoltre furono protagonisti di numeerose condivisioni sul Web, sui social e in importanti siti. Cristian in quella occasione pubblicò uno scatto anche in una rubrica per gli appassionati fotografi provenienti da tutto il Mondo nel sito della Nasa. Fu qualcosa di indimenticabile che vorrei ripetere con il Cielo notturno Invernale’.
A questo punto, il fiume in piena arriva a spiegare altresì cos’è ‘Il Cuore delle Marche’, il progetto che interessa l’ evento del 28 luglio al parco del Conero: ‘E’ un progetto fotografico, una collezione di immagini sempre work in progress delle bellezze della nostra Regione. Fotografie eseguite spesso senza frontiere con la speranza di far passare un messaggio di tutela e preservazione di un territorio meraviglioso come le Marche, dalle montagne al mare, in un’alchimia di sensazioni audio visive. Comprende poi una videoproiezione di immagini accompagnata da musiche straordinarie composte e suonate da Paolo Principi e da Marco Santini dove si viaggia alla scoperta della nostra Regione nascosta tra sensazioni ed emozioni. E questo è solo una parte di ciò che abbiamo riservato al trentennale del Parco, la serata in anfiteatro prevista il 28 luglio dalle ore 21 e l’ abbinamento di due giorni di escursioni, il 29 ed il 30 luglio, con guida ed un fotografo naturalista AFNI pronto a svelare i segreti della foto perfetta. Ringrazio Canon, marchio leader in campo fotografico per il supporto che in via eccezionale dà a questa manifestazione e gli altri sponsor che ci hanno creduto, oltre a tutti quelli che ci stanno lavorando affinchè l’evento abbia successo. Infine, vorrei aggiungere che Il Cuore delle Marche rappresenta un marchio di impresa che può essere utilizzato in vari ambiti legati alle produzioni nella nostra Regione’.
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