Per una nuova e concertata pianificazione pubblico privata del nostro territorio ritrovare modi e luoghi di confronto, dialogo e discussione tra le realtà che ruotano attorno all’ambiente.
Purtroppo il mese di Maggio 2016 è da considerarsi horribilis per l’ambiente. In base a quanto comunicato dagli organi di informazione, dati preoccupanti indicano che quanto è stato fatto sino ad oggi non è sufficiente per garantire la salvaguardia della salute dell'ambiente, dunque di noi stessi. Le risorse idriche della Penisola risultano essere sempre più avvelenate, fiumi, torrenti e laghi sono contaminati da pesticidi per il 64% dei casi mentre, quelle sotterranee, lo sono per il 32%. Lo ha rivelato di recente l’ISPRA (Istituto Superiore della Protezione e Ricerca Ambientale) analizzando le acque che si utilizzano giornalmente per irrigare i campi, annaffiare gli orti, abbeverare il bestiame. Ed ancora, sempre a maggio, secondo l’Osservasalute, per la prima volta nella storia del Paese l'aspettativa di vita degli italiani è calata. Le motivazioni sono ovviamente molteplici ma, quello che incide maggiormente su questa inversione di marcia sono gli scorretti stili di vita sia individuali che collettivi e l’inquinamento ambientale. Dulcis in fundo la Regione Marche, grazie alla pubblicazione della classificazione delle acque di balneazione, dice che anche per l’anno 2016 alla foce del Musone la qualità delle acque è risultata “scarsa”. Il dato va a confermare il trend negativo degli anni passati, portando ad un ampliamento costante dell’areale non balneabile che nell’anno 2015 si è attestato a ben 500m dalla foce del fiume. Dunque, sono proprio questi dati preoccupanti che ci devono indirizzare immediatamente e senza indugi verso una rivoluzione nella pianificazione urbanistica e paesaggistica che metta concretamente al centro della programmazione gli aspetti ambientali ed il rispetto per il nostro bel territorio, frutto di migliaia di anni di certosino, sapiente e rispettoso lavoro di chi ci ha preceduto. L’arrivo della chimica in agricoltura, che oggi utilizza in Italia più di 130.000 tonnellate di prodotti fitosanitari, il non corretto e sufficiente trattamento delle acque reflue, sono concausa della drammatico stato di salute delle acque superficiali e sotterranee. Il consumo di suolo, la deforestazione, una cattiva gestione territoriale e l’utilizzo di mezzi meccanici sempre più potenti che hanno fatto dell’uomo una “forza della natura” in grado di spostare il corso di un fiume e abbattere una collina, sono la causa del dissesto idrogeologico. Le soluzioni per migliorare la qualità della vita, dell’ambiente e della salute ed arrestare il trend negativo sono varie. In molte regioni si sono adottati, con buoni risultati, strumenti di programmazione negoziata e strategica come i contratti di fiume ed i Pes (Pagamenti per i Servizi Ecosistemici). Detto questo, sono del parere che il tutto funzionerà solo se si riuscirà ad avere un impegno collettivo e condiviso. Basta poco, piccoli gesti, buone pratiche giornaliere, partecipazione attiva e denuncia di illeciti ambientali. Convenzioni, accordi, protocolli d’intesa non avranno alcun risultato e rimarranno solamente dei pezzi di carta sottoscritti se non si porterà avanti un percorso collegiale e ci si impegnerà in prima persona. Non possiamo demandare ulteriormente. È oltretutto necessario non perseverare su percorsi sbagliati, dobbiamo aver coraggio di cambiare, di investire concretamente in sostenibilità ambientale, fonti rinnovabili e tutela del paesaggio, aspetti che sempre di più sono in grado di garantire occupazione, economia e salute. La storia ha mostrato come la disoccupazione ed il degrado ambientale siano caratteristiche di stili di vita scorretti caratterizzanti le economie capitaliste. La vallata del Musone nella storia ha rappresentato un territorio unico in cui l’abbondanza di acqua, fonte di vita e ricchezza, ha permesso ad antichi popoli di sopravvivere e prosperare. Quasi tutte le nostre città, paesi e frazioni hanno una storia millenaria, molte sono abitate fin dalla preistoria. Le popolazioni picene qui hanno prosperato, i raccolti erano abbondanti ed il Musone rappresentava un importante via di comunicazione con l’entroterra. Da qui passavano persone e merci provenienti dalle zone più remote del Mediterraneo portando ricchezza e cultura. Il traguardo che dobbiamo raggiungere insieme è quello di arrivare a preservare e valorizzare l'integrità paesaggistica, ambientale e culturale del territorio ovvero, tornare presto ad avere un Musone come gli anziani ce lo raccontano, un fiume caratterizzato da acque cristalline e limpide, dalla presenza di granchi, gamberi e lontre, dove era possibile tuffarsi e nuotare, ricco di biodiversità ed ambienti di interesse naturalistico.
Filippo Invernizzi
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