Quella strettoia in cima alla collina è sempre stata uno straordinario punto panoramico; a nord si spalanca tutta la periferia del capoluogo mentre dall’altra parte la vista scopre gran parte del Conero con in primo piano l’arroccato nucleo di Camerano.
Una manciata di edifici cresciuti sulla via principale, dedicata agli Angeli e carica di storia come descritta in un interessante l’opuscolo “tra fede & natura” edita dal parco del Conero. “Dai monaci di Portonovo veniva eretto dopo il Mille un “Hospitium ad Ecclesiam” che nel ‘600 appartenne al nobile Cristoforo Ferretti. Il luogo era conosciuto perchè nei pressi esisteva un’antica osteria, detta degli Angeli, che dava ospitalità e riposo ai viaggiatori e pellegrini diretti fra Ancona e Loreto. Una deviazione dell’antica strada romana Flaminia (Roma-Rimini) conduceva per questo antichissimo punto di passaggio. La strada Ancona-Camerano-Loreto prendeva con il tempo il nome strada degli “zingari” che non vuol dire altro che viandanti, pellegrini. Nel ‘600 la strada viene frequentata dalle diligenze postali, L’antico complesso viene riedificato nel 1789 inserendo una chiesina a destra dell’arco. Sopra la porta la parola “Charitas” segna la sede di una confraternita che dava conforto agli stanchi pellegrini. Come ricordo per l’anno mariano 1954 l’artista anconetano Gian Calo Schiavoni dipinge il soffitto della cappella con un tema profondamente legato alla cultura agricola: appare la Madonna mentre nel fondo si vede un contadino che ara il terreno con due buoi. La scena richiama il miracolo di sant’Isidoro, antico Santo contadino di origine spagnola molto venerato dalle popolazioni rurali. Secondo la leggenda il Santo si trovava in conflitto fra il suo lavoro in campagna per il padrone e il suo ufficio per Dio. Il miracolo si manifesta sotto forma di una angelo che ara il terreno al posto di Isidoro così che egli possa dedicarsi alla preghiera.” E gli Angeli? Erano loro a figurare dal ‘500 in un’edicola mentre sorreggevano l’immagine della Madonna di Loreto che sarebbe stata in seguito conservata a lungo in una casa colonica di proprietà del Capitolo della Cattedrale di Ancona. Quanti ricordi legati all’arco degli Angeli con qualche segno tuttora evidente come la pietra miliare a fianco all’ingresso che porta incisa la scritta “Strada di Ancona” e la data 1791. La diligenza per Roma? 9 scudi e 30 baiocchi: partiva da Roma il mercoledì e arrivava ad Ancona il sabato dopo 62 ore di viaggio avventuroso come ricorda lo storico Alberto Recanatini in un interessante articolo pubblicato sul Corriere Adriatico“. In tempi più recenti le esigenze del traffico moderno, sempre più invadenti e rumorose, sono entrate in conflitto con l’angusto spazio e certamente gli abitanti del posto avevano buoni motivi di lagnarsene. Così la Provincia negli anni Novanta ha realizzato un’ampia deviazione del tracciato stradale. Gli Angeli sono tornati luogo tranquillo ed accogliente e a questo punto invece che passarci di fretta approfittiamo per fermarci a coglierne la sua atmosfera e scoprirne i segni che anche oggi parlano di Angeli e di viandanti. Che poi oggi qui passi il confine del parco è solo una ben modesta annotazione su una strada che di storie da raccontare ne avrebbe davvero molte.
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero
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