Sarebbe stato ben visibile dal Conero guardando verso l’entroterra anconetano deturpando con la sua presenza estranea l’armonia del dolce scenario collinare.
E per decenni una carcassa ferruginosa con quel dito enorme innalzato verso il cielo per allontanare le diossine e gli scarti della combustione dei rifiuti solidi urbani è stata una presenza inquietante sulla collina vicino alla frazione di Candia. Lo aveva voluto alla fine del 1975 l’amministrazione comunale di Ancona guidata dal sindaco Monina, seguendo la politica prevalente in quel periodo storico dove la questione dei rifiuti era affidata alla scellerata stagione delle discariche e degli inceneritori. Così nonostante lo spauracchio per i rischi di tumori, la costruzione dell’impianto era cominciato in un clima di vivace contestazione, a volte oggetto di tafferugli tra manifestanti e forze dell’ordine. La battaglia portata avanti da cittadini ed ambientalisti, tra cui un ruolo importante venne svolto da Italia Nostra, si protrae a lungo argomentando sui rischi alla salute e all’ambiente ma anche rispetto all’impatto paesistico che l’opera avrebbe cagionato in una zona di pregio abbellita dalla rocca medioevale di Bolignano. E ben presto si entra in una lunga fase di stallo con i lavori bloccati tra la necessità di non vanificare gli investimenti sostenuti e la ricerca di un sito alternativo per un impianto di incenerimento RSU considerato che nonostante l’ampliamento disposto nel marzo 1992 dal comune di Ancona la discarica di monte Umbriano viene chiusa contestualmente alle prime iniziative giudiziarie per inquinamento delle falde acquifere. La sorte di quello che passa alla storia come “il mostro di Bolignano” però è già segnata. Nel maggio 1994 l’ateneo dorico sostiene l’idea ambiziosa di trasformare il mostro in cigno attraverso un progetto interuniversitario di recupero per la realizzazione di un Centro studi su arte, scienze e tecnologie del costruire e dell’ambiente; non se ne farà nulla. La vera svolta arriva il 16 dicembre 2003 e a darne notizia è l’agenzia Adnkronos che informa: “la Giunta del Comune di Ancona ha approvato oggi l'emissione di un prestito obbligazionario per una cifra pari a 14.223.000 euro attraverso l'emissione di Boc (Buoni obbligazionari comunali) per diversi interventi tra cui il progetto definitivo per i lavori di demolizione dell'inceneritore di Bolignano di Ancona (237 mila euro).” Il 15 giugno 2005 l’ex inceneritore viene finalmente raso al suolo. ”Il mostro non c’è più – scrive P. Curzi sul Resto del Carlino - Non si tratta del lieto fine di una favola per bambini, ma la realtà più confortante per lo “skyline” della città. Da ieri mattina la ciminiera dell’ex inceneritore di Bolignano che dominava gran parte del panorama a sud della città non esiste più. Una serie di cariche esplosive, piazzate alla sua base dai tecnici della Tecnomine, l’hanno tirata giù assieme a 30 anni di polemiche sulla sua costruzione, sulla sua pericolosità e sul suo abbattimento.” In quell’opera mastodontica che non ha mai funzionato erano stati spesi quasi 8 miliardi delle vecchie lire, tutto buttato nel grande contenitore dello spreco. Il mostro di Bolignano ad Ancona è stato il primo inceneritore d’Italia ad essere stato contestato, bloccato ed infine abbattuto. E la storia insegna che in fondo non serviva proprio.
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero
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