Apre così Papa Francesco la sua Lettera Enciclica di questi giorni: « Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche una sorella con la quale si condivide l’esistenza e, come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia. « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla.
In questa enciclica si evince una visione estremamente moderna del rapporto tra uomo e ambiente, che tratta di ecologia, di tecnologia, di agricoltura, di patrimonio culturale con una estrema freschezza e scorrevolezza. Non è necessario avere fede nella Chiesa Cattolico Cristiana per riconoscere la straordinarietà di tali temi e concordare profondamente con quanto il Papa asserisce. C’è molto della filosofia che le aree protette perseguono, e tanta gratitudine va a Papa Francesco per aver dato inizio ad una rivoluzione di tipo culturale che rafforza il nostro lavoro all’interno dei parchi naturali. Si apre un nuovo concetto di sostenibilità, non più intersezione dei tre cerchi che rappresentano ambiente, economia e società. L’ambiente è il cerchio che abbraccia tutti ed è per questo che una nuova cultura ecologica non può rappresentare solo delle risposte urgenti al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali ed all’inquinamento. La nuova cultura ecologista deve avere un approccio diverso, nella politica, nell’educazione e nello stile di vita, per non finire rinchiusi in una logica globalizzata. Una coraggiosa rivoluzione culturale: guardare la realtà in un modo che non sia un mero sfruttamento da parte dell’uomo delle risorse ambientali esauribili, un rallentamento della corsa tecnologica per recuperare una dimensione più a misura d’uomo. Meno megalomania e meno sfrenatezza nei consumi. La natura non è soltanto una splendida cornice in cui vivere, è parte di noi, è compenetrata in noi. Per questo l’inquinamento va trattato come una piaga che necessita una comprensione dei bisogni ed una profonda trasformazione nella maniera in cui li soddisfiamo. Il problema della società odierna è l’eccessivo antropocentrismo: porre cioè l’uomo, ed i suoi bisogni al centro di ogni tipo di ragionamento economico e sociale. Questo modello non è più in grado di sostenere il progresso della società. Servono modelli sostenibili nell’accezione di sostenibilità di cui si accennava all’inizio. Il tutto deve poter offrire occupazione e per questo è necessario che l’economia sia basata sui principi sopra descritti o, per lo meno, offra una scelta al consumatore. Il riferimento ad esempio è ad un nuovo tipo di imprenditoria agricola di piccola scala atta a produrre in maniera più sostenibile cioè meno rifiuti e meno inquinamento. A fianco del patrimonio naturale da tutelare e valorizzare, vi è il patrimonio storico, artistico e culturale che ha la sua stessa dignità, soprattutto in un paese come l’Italia che ne è ricco. E’ l’identità originale di una società e ne rappresenta la ricchezza. Il nuovo tipo di ecologia di cui si sta parlando richiede anche la cura e la salvaguardia di questo patrimonio dell’umanità. Possiamo quindi parlare di Ecologia Culturale. Sono aspetti tratti dall’enciclic, che si è brevemente accennata, sono la linfa del sistema delle aree protette che vogliono rappresentare il futuro di una società permeata di concetti fondamentali per quel cambiamento, che alcuni chiamano crisi, richiesto dal sistema economico. Siamo in una fase cruciale di rivoluzione culturale e le aree protette si propongono per essere da traino. Ed ora, anche il Papa lo dice!
Fabia Buglioni - Consigliere Ente Parco del Conero
Anche Papa Francesco lo dice
Fabia Buglioni - Consigliere Ente Parco del Conero
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