12 Giugno 2013

Il Presidente Giacchetti invita il Comitato ‘Prima che ci scappi il morto’

‘Il problema del cinghiale è di tutti, per le conseguenze che crea a persone e cose, economico e d’ immagine, ma attorno all’ argomento va fatta chiarezza, perché il Parco sta facendo tutto quello che gli consente la legge e vanno chiariti anche i ruoli istituzionali e le responsabilità di ognuno, dato che purtroppo si tende, con facilità, a dare sempre la colpa al Parco. 

Con un’ informazione non corretta rischiamo di vanificare tutto il lavoro che si fa per la crescita sostenibile del nostro meraviglioso territorio’. Con queste parole il Presidente dell’ Ente Parco Lanfranco Giacchetti,  ha introdotto l’ incontro, da lui fortemente voluto ed indetto dall’ Ente Parco stesso a fine maggio, con il Comitato ‘Prima che ci scappi il morto’, sull’ argomento cinghiali. ‘E’ risaputo –ha detto Giacchetti- che 25 anni fa, per contrastare la nascita dell’ Area Protetta, che sta portando benessere al territorio sia per la qualità della vita che economico, vi siano stati immessi illegalmente degli ungulati. Ma il problema della forte crescita dei capi, risale all’ anno di vacatio (2008-2009) in cui si è passati dalla selezione effettuata dalla Polizia Provinciale (fermata inopportunamente e non per inefficienza), all’ organizzazione autonoma da parte dell’ Ente Parco. Per far questo il Parco ha a suo tempo formato una trentina di selettori attivi e, non più tardi di due giorni fa, si è dato il via ad un corso per formarne altri 60’. L’ impegno del Presidente Giacchetti, comunicato al Comitato è: ‘stiamo lavorando affinchè i danni all’ agricoltura vengano risarciti al più presto, sullo snellimento burocratico ed abbiamo istituito dei bandi per dare degli incentivi per recinti elettrificati, grazie ai quali il Golf Club, ad esempio, non ha avuto danni da cinghiali da un paio d’ anni. Il nostro obiettivo è tendere all’ eradicazione’. ‘Al momento della sospensione dell’ intervento della Polizia provinciale durato un anno – a dare i dati è ora il redattore del Piano Faunistico Paolo Perna -la popolazione del cinghiale era stimata in 250 esemplari. Un anno dopo il numero era cresciuto enormemente. Oggi la popolazione complessiva è di 260 capi circa, in calo di un terzo rispetto all’ anno scorso. Il parco è arrivato a questi risultati con l’ istallazione di 60 altane e 14 trappole poste con la collaborazione degli agricoltori. Si caccia 4 giorni la settimana (limite posto dalla disponibilità del mattatoio), dal tramonto all’ alba, esclusi 45 giorni in piena stagione turistica. Le battute di caccia, come proposto da una certa politica, sono insostenibili in un territorio tanto antropizzato com’è quello dell’ Area Protetta del Conero e vietate dalla normativa sia nazionale e regionale’. Dopo Perna, il Direttore del Parco Marco Zannini è intervenuto ponendo l’ accento sulle rilevazioni circa l’ alta velocità, sulla strada del ‘Monte’, nel tratto che dalla rotatoria di Portonovo passa di fronte all’ Hotel Emilia. ‘Le rilevazioni –spiega- dicono che al giorno in quella strada c’è una circolazione media di 3.600 auto e la velocità superata arriva al 93,6%. E’ importantissimo quindi rispettare i limiti di velocità per ridurre i rischi di incidenti e sarebbe auspicabile una presenza più rilevante delle forze dell’ ordine, considerato che, essendo la ‘Strada del Monte’ una strada provinciale, non è sottoponibile ai dissuasori di velocità. Infine, il punto di visto legale, lo ha presentato l’ avvocato Giovanni Ranci. ‘Nell’ambito del contenzioso relativo agli incidenti con auto e motoveicoli –secondo l’ avvocato- che si verificano sulle strade del Parco in conseguenza della presenza di cinghiali sulle strade stesse, i principali profili giuridici sono sinteticamente i seguenti. In sintesi, al Parco non è applicabile il principio, previsto dall’art. 2052 del codice civile per i proprietari degli animali, della responsabilità derivante da custodia degli animali, poiché è escluso che gli Enti Parco abbiano la proprietà e la custodia degli stessi animali selvatici. La Corte di Cassazione (sentenza n. 7080 del 2006) ha affermato, sempre con specifico riferimento a incidenti con coinvolgimento di fauna selvatica, che non si possono pretendere dall’ente pubblico la recinzione e la segnalazione generalizzata di tutti i perimetri boschivi situati all’interno delle aree protette, perché così ragionando si finirebbe per reintrodurre una ipotesi di responsabilità oggettiva prevista appunto dall’art. 2052 del codice civile, norma quest’ultima che come detto è inapplicabile alla fauna selvatica. Nessuna norma attualmente in vigore prevede, dispone, consente la eliminazione totale della fauna selvatica. La Legge n. 394 del 1991 vieta anzi “la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il disturbo degli animali”. La legge della  Regione Marche n. 15 del 1994 assegna inoltre alle aree protette il compito di “conservare le specie animali e/o vegetali”. Le norme attuali prevedono esclusivamente eventuali prelievi ed abbattimenti selettivi al solo scopo della ricomposizione degli squilibri ecologici’. ‘Riteniamo questo tipo di incontri molto positivi –conclude il Presidente Giacchetti- utili sia per aumentare la sensibilità e la conoscenza verso il problema, sia per la circolazione i idee. L’ Ente Parco continuerà su questa strada, con tutti gli strumenti in suo possesso, per limitare la presenza degli ungulati nel territorio’. A fine riunione, per il Comitato ‘Prima che ci scappi il morto’, Fausto Giorgi e Luca Balzani hanno così commentato l’ incontro. Erano presenti anche Laura Capitoli, Stefano Ballarini ed i coniugi Ripanti. ‘Nella riunione con l’ Ente Parco del Conero- ha dichiarato Fausto Giorgi del Comitato ‘Prima che ci scappi il morto’- si è preso atto della situazione di mancanza di chiarezza della legislazione in merito alle eventuali responsabilità derivanti da incidenti causati dagli ungulati nel comprensorio del Parco del Conero. Nonostante gli sforzi profusi dall’ Ente Parco, come ci è stato prospettato, rimaniamo in attesa di chiarezza da parte di Enti ed istituzioni circa la risoluzione del problema. Siamo sempre più convinti di aver fatto bene a rivolgerci al Prefetto, risultando super partes, che ci auguriamo possa intervenire adeguatamente in un opera di coordinamento, adottando provvedimenti risolutivi in proposito per una rapida risoluzione del problema stesso. E’ interesse dei cittadini che le istituzioni si applichino efficacemente ed in tempi brevi a tutela e salvaguardia dei cittadini, allo scopo di prevenire ulteriori gravi incidenti. ‘Concordo con Giorgi –parla ora Balzani- sul fatto che sia stato positivo andare dal Prefetto perché ci aspettiamo un coordinamento tra la pubblica sicurezza e gli Enti pubblici. Inoltre, si è evinto dall’ incontro con L’ Ente Parco, che tra gli stessi Enti vi siano problemi di competenze, che vanno al più presto chiariti, perché è giusto che il cittadino, qualora dovesse accadere un incidente, come è capitato a me, subendo gravi danni, sappia a chi rivolgersi e venga tutelato. Come Comitato inoltre, quindi a rappresentanza dei cittadini, abbiamo sollevato il problema, ma non sta a noi dare le risposte. Comunque, se il Parco non ha responsabilità, come ha detto l’ avvocato Ranci, perchè non è responsabile della custodia degli animali selvatici, chi lo è? Ed inoltre mi chiedo, se la Regione Marche ha un’ assicurazione che copre i danni fatti dai cinghiali a cose e persone, perché copre i sinistri che avvengono solo fuori dai confini del Parco? Il Parco del Conero non fa parte del territorio regionale? Ci auguriamo quindi che vadano colmati i buchi normativi che portano il cittadino a brancolare nel buio e a non avere la giusta tutela’.

Cristina Gioacchini

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Sommario

12 Giugno 2013

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