12 Giugno 2013

Gli alberi piantati da San Francesco D' Assisi a Villa Vetta Marina: viaggio tra mito, leggenda e religione

 “Vuole la tradizione che S.Francesco di Assisi qui abbia piantato questi due alberi”. A villa Vetta Marina di Sirolo, una delle ville marchigiane a strapiombo sul mare, annoverate tra le più belle e panoramiche delle Marche, ci sono due reperti botanici di grande valore e grande importanza religiosa e storica. Si trovano più precisamente sul lato sinistro all’entrata della maestosa villa.

L’occhio più attento non può fare a meno di cadere su questo cippo in pietra in mezzo a queste due piante dal fusto scuro,  delimitate da una sorta di aiuola. Diversi insigni storici locali hanno parlato della presenza di questi alberi, mettendoli in relazione al transito di San Francesco nelle nostre zone. Tra i primi il numanese Cesare Romiti nella "Guida Ricordo di Numana" del 1927,  seguito dal N.H, il conte sirolese di origini romane dott. Filippo Canaletti Gaudenti nella sua Guida storica di Sirolo, Numana, Monte Conero e Portonuovo, ed Arpes, pref. 1967 ancora inarrivata perché piena di spunti e riferimenti. Ed infine  dal cameranese Alberto Recantini su “Sacralità del Monte Cònero”, edito dal Parco nel 2000,ed.Scarponi. La prima testimonianza scritta del passaggio del futuro santo patrono d’Italia- secondo Filippo Canaletti Gaudenti- è contenuta nel capitolo XLI (41°) dei “Fiorecti del glorioso messere Sancto Franchescho e de’ suoi frati”, opera di autore ignoto del 1200, ripreso e tenuto sempre vivo dalla tradizione orale. Infatti, qui, a detta del Romiti, sempre “secondo una diffusa tradizione orale, San Francesco, di passaggio in Ancona e nelle nostre contrade, si sarebbe imbarcato al porto di Numana, per dare inizio al suo viaggio in Oriente in visita al Sultano”. Più avanti Romiti riferisce che il porto di partenza era quello di Ancona e sottolinea come “singolare la coincidenza che la partenza di Francesco via mare dal Cònero, non importa se da Ancona o da Numana, come da più parti sostenuto, sia avvenuta il 24 giugno 1219, il giorno della festa di San Giovanni Battista, una  data da sempre significativa per la sacralità del Monte Cònero, e che abbia preso imbarco con i suoi 12 compagni umbro-marchigiani sulla stesa nave con la quale partiva un contingente di crociati bolognesi. (…) e per questo motivo avrebbe sostato, sia all’andata che al ritorno a Sirolo, e fondato  anche qui un convento della regola francescana”. Il convento in questione è da ritenersi proprio l’attuale villa Vetta Marina di Sirolo. Romiti avvalora questa sua scoperta  e ci informa che “in un documento in latino del 1597 rinvenuto a Treia ed interpretato dallo storico Benedettucci, il piccolo convento di San Francesco di Sirolo, abitato prima da monaci benedettini e poi da essi abbandonato, fu concesso dal comune al Poverello d’Assisi che lo prese in consegna per darlo ai suoi seguaci e alla sua Regola”. Nello stesso documento inoltre  vi si legge che un giorno San Francesco, rivolgendo lo sguardo alla selva  verso Loreto la definì “Valle Fortunata”, profetizzando in quei luoghi la Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, evento poi verificatosi nel 1494. Suggestivo quindi il contesto storico e la cornice religiosa che gira intorno a questi due alberi piantati da San Francesco. Discordante all’inizio la classificazione di questi due alberi, che se fossero stati piantati, come tramandato, da San Francesco,dovrebbero avere ora la bellezza di circa 794 anni e quindi essere tra le piante più vecchie del Parco del Cònero . E questo ha  suscitato in noi  un certo interesse e alimentato anche un alone di mistero e molti interrogativi. Romiti dapprima riferisce “di due frassini” e poi cita un altro storico a lui anteriore,il   Wadding invece negli Annales Ordinis Minorum (Lione-Roma; 1628-54) che  parlò di un “ceraso marino dalle frutta bellissime e gustosissime, assai ricercate dai vicini per devozione, che egli dice ai suoi tempi essere stato ancora prospero e bello”. Ma le due piante all’interno di villa Vetta Marina non sono né due frassini, né due ciliegi marini e non avrebbero sette o otto secoli, ma molti, molti meno. La conferma è venuta nel maggio del 2012 durante un sopralluogo da parte del Corpo Forestale che ha stilato questo  rapporto dettagliato. Consultabile sui siti  del Corpo Forestale e della Regione Marche 

(http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4802 http://www.regione.marche.it/Home/Comunicazione/ComunicatiStampa/Comunicato.aspx?IdNews=22272). Questa la relazione scritta. Nell'aggraziato paesino di Sirolo, a sud del Conero, Villa "Vetta Marina" ospita, in via San Francesco, due bagolari (Celtis australis) che la tradizione vuole piantati da San Francesco d'Assisi. Ovviamente non si hanno notizie certe  in merito ad una paternità così nobile, ma piace pensare alla consacrazione di un luogo così sereno, prospiciente la bella costa del Conero e invitante alla contemplazione ed alla preghiera, da parte del nostro Santo più amato, proveniente da ben più aspri e selvosi eremi. Gli alberi hanno un diametro di 1,45 metri ed un età presunta di 200 anni.
Dunque la leggenda degli alberi piantati da San Francesco non sarebbe vera? Alberto Recanatini non ci priva di questa illusione e dà una sua interpretazione scrivendo “…si ritiene che due olmi secolari che ancora sorgono nei pressi di detta villa siano eredi di quelli piantati proprio da San Francesco” (op.cit pag.71). Ma perché, ci siamo chiesti, proprio due olmi all’ingresso di Villa Vetta Marina?  La risposta secondo noi è duplice. Una per le proprietà e per gli utilizzi dell’olmo e del suo legno. L’altro ,senza dubbio, per la sua ricca  simbologia. All’interno dello stemma del Comune di San Leo, passato di recente dalle Marche all’Emilia Romagna, campeggia a sinistra San Francesco e a destra un grosso olmo.  Nel sito Internet del comune di Saludecio  sempre in Romagna saluserbe.ottocentofestivalsaludecio.it/2009/geniusloci.htm abbiamo appreso che questa specie di olmi è molto longeva e può vivere 500-600 anni. Resiste alle potature, fa molta ombra e, anche se pianta mediterranea, resiste molto bene al gelo. Il legno inoltre è molto elastico e flessibile. Tra i vari impieghi particolari quello che più ci ha colpito è stato quello per la fabbricazione delle fruste,che si ritiene si facciano con i rami più giovani. Ma anche l’utilizzo dei suoi frutti, detti appunto “bagole”, che in sostanza sono delle drupe, in passato venivano forati e infilate per la sua forma semisferica per realizzare collane e corone dei rosari. In meridione quest’albero è ancora chiamato  “l’albero dei rosari” "Ed è qui che ritorna l’aspetto religioso, simbolico e mitologico. Questo albero era considerato esorcizzante dal male e solitamente veniva piantato davanti a chiese e case private come auspicio! Inoltre l’olmo sarebbe la pianta cara ai Templari. E’ l’albero che Virgilio pone nell’atrio della Sibilla Cumana , nella grotta dell’ Averno(Napoli) ed era posizionato davanti all’atrio, appunto perché aiutasse a profetizzare. Inoltre l'olmo era considerato dagli antichi l'albero dei sogni, dedicato a Morfeo e, contemporaneamente, l'albero della giustizia, sotto il quale si riunivano i giudici per essere ispirati per giuste sentenze. Ma c’è di più. Nelle leggende scandinave si sostiene che l’unione di un olmo e di un frassino avrebbe dato origine alla specie umana. Questo è l'albero al quale si rivolgono le spose, ancora oggi in tante tradizioni popolari, per chiedere la fecondità, albero essenziale per sostenere la vite, citato quale simbolo in testi classici cattolici, erano agitati i suoi rami tra le mani delle Baccanti danzanti nelle Feste Dionisiache!!  Tra qualità e poteri reali e misteriosi, l'excursus continua, come già esprime l'albero quale simbolo, che dalle radici conficcate nella terra si eleva verso il cielo, giungendo ai legami che l'olmo ha con il trascendente, con il sacro religioso. Olmo non è solo  l'albero di San Francesco a Sirolo, ma anche del Beato Amato a Saludecio in Romagna. L’olmo è l'albero sul quale sarebbe apparsa la Madonna in vari luoghi, mentre i rami si agitavano esaltando un misto di profumi .L’ olmo  è l'albero sotto il quale Padre Pio ricevette le stimmate, la cui corteccia è adoperata per curare le ferite e che compare in tanti altri miracoli ed immagini sacre!! Insomma, il viaggio tra miti, leggende e religione,  ci ha fatto capire che non è stato per puro caso ché questi due  alberi della famiglia degli olmi, detti“bagolari”, “spaccasassi”, ma anche  “”romiglia o lodogno”, che dir si voglia, siano stati piantati qui e si trovino proprio davanti a Villa Vetta Marina a Sirolo.

Aldo Spadari

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12 Giugno 2013

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