C’era una volta all’ombra del Conero un museo bellissimo, tutto dedicato ai bambini e al loro mondo di giochi. Era allegro nei colori e carico di sorprese attinte nella memoria, ricco nelle vetrine zeppe di tutto ciò che riesce a stupire gli sguardi curiosi.
Una vetrina nel tempo capace di custodire ricordi per riproporli alla memoria attraverso oggetti ormai scomparsi dalla vita quotidiana. Soprattutto originale, senza dubbio, perché raccolte di questo tipo sono davvero poche in giro per l’Italia. Ideato e creato da Gabriele Schiavoni nel 1994, il “museo dell’infanzia” dopo varie sedi ed esposizioni itineranti aveva trovato la sua sede definitiva a Sirolo, all’ingresso di un’area artigianale ormai sulla via del tramonto. Uno straordinario contenitore di sogni e cultura nato per sensibilizzare l'opinione pubblica verso una politica di attenzione ai problemi dell'infanzia e in particolare per la salvaguardia del diritto del bambino al gioco. Spalancando la porta del museo, vi sonnecchiavano tanti bei giocattoli d'una volta. Sono quelli che fecero la felicità di quei bambini dai calzoni corti e di quelle fanciulle dal grembiulino di batista che furono i nonni dei nostri nonni. Ripercorre la storia del giocattolo e quindi dell’infanzia dall’antichità, all’Ottocento romantico e pre-industriale, fino ad arrivare agli anni del boom economico. Bambole in biscuit, antichi orsi, automobiline di latta, soldatini in pasta, ricami, abiti, fotografie e tanti altri oggetti d’epoca che potrete ammirare durante la visita. Tra gli oggetti più importanti un’opera giovanile dello scultore Medardo Rosso raffigurante una testa di bambino in cera.” Accanto all’originalità ed al valore della raccolta sono poi sorte iniziative di approfondimenti e di incontri che per alcuni anni hanno trovato nella sede museale un apprezzato punto di riferimento riuscendo quindi ad esprimere una singolare vitalità all’insegna della cultura. .Particolarmente innovativa ed interessante la proposta “sentieri di parole”, appuntamento mensile promosso dall’assessore Fabia Buglioni per la conoscenza di un libro e del suo autore, l'esposizione di quadri o sculture, intrattenimento musicale, prestazioni artistiche con la sabbia (sand art) e cabaret. Nonostante questo purtroppo il museo è vissuto sempre un po’ in ombra. Tanta fatica per farsi conoscere, apprezzare ed entrare tra le mete turistiche del territorio non è riuscita a valorizzare appieno questo gioiello agli occhi dei turisti. Una situazione difficile che, caduti nel vuoto gli ultimi accorati appelli, ne ha ben presto decretato la chiusura nell’autunno 2013. Oggi quel museo non c’è più. Si potrebbe sintetizzare che la sua vita è stata breve proprio come l’infanzia cui era dedicato! Ne restano tracce nel mondo virtuale che continua a riproporne i contenuti e, talvolta, persino le modalità di visita. Alcuni appelli conservano l’amarezza per una scommessa perduta: “con stupore apprendo che nonostante i 3000 visitatori in un anno e mezzo il Museo del Giocattolo chiude dopo vent'anni, le scuole avrebbero dovuto portare i loro alunni a conoscere una delle più belle e affascinanti pagine di cultura di questa regione, la storia del giocattolo dall'antichità dell'Ottocento romantico fino ad arrivare al periodo del boom economico. Ci vorrebbe qualche sponsor di qualche nota fabbrica di giocattoli. Un grazie alla famiglia Schiavoni per averci dato in tutti questi anni questa bellissima realtà!”. Segni di una presenza che in qualche modo sopravvive, alimentata dalla speranza che il museo possa trovare una nuova sede e ritornare a mostrarsi in tutto il suo straordinario carico di valore culturale, originalità e bellezza. Una promessa, forse un sogno. Ma che cosa sarebbe il mondo dei bambini senza sogni?
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