La vicenda della mancanza di fondi per le aree protette marchigiane è ormai nota a tutti.
Questo calvario è iniziato un paio di anni fa quando ci si è visti ridurre drasticamente i fondi, fino alla scorsa primavera e all’ ultimo bilancio di previsione della precedente Giunta Regionale che ha in pratica ridotto a zero lo stanziamento. Con i cambio di governo, si è rimasti in attesa dell’assestamento di bilancio, arrivato poche settimane con il taglio del 50% di quanto riconosciuto dagli uffici regionali quali spese “incomprimibili”. Come dice la parola stessa, un costo incomprimibile è qualcosa che non è possibile ridurre ulteriormente senza cambiamenti strutturali, con il rischio di portare la macchina all’immobilità. E’ seguito un’ulteriore protrarsi di uno spegnimento lento, perché il 2015, anno horribilis per le aree protette, ha avuto investiti sul territorio zero fondi. Ed ora il bilancio regionale di previsione 2016 integra alcune risorse che consentiranno di oltrepassare il 2015 per poter redigere, seppure con molte difficoltà, il bilancio 2016. Il bilancio è per l’ente un passaggio fondamentale: consente il suo funzionamento, di catturare risorse ed investimenti, cosa che non è stata possibile fare nel 2015. Siamo consapevoli di star vivendo anni di crisi profonda, una crisi causa di cambiamenti sostanziali. Uno di questi è l’ormai definitivo segno negativo alle risorse erogate dallo Stato e dalle Regioni, rispetto agli anni precedenti, che si sono caratterizzati per un benessere diffuso motore, anche per gli enti pubblici, ad una vita probabilmente al di sopra delle proprie possibilità. Mi si consenta di dire che la mia generazione di quarantenni si sente fortemente depredata del futuro rispetto alle precedenti generazioni. Essendo però per natura fiduciosa ed ottimista nei confronti del domani e consapevole che senza uno sforzo di grande adattamento al cambiamento, probabilmente si perirà, come è successo ai dinosauri, grandi e potenti, ma rigidi di fronte al mutamento delle condizioni al contorno. Sono sicura che i parchi così come li conosciamo abbiano svolto un fondamentale ruolo nella società degli anni appena trascorsi, ma che ora, alla luce dei cambiamenti, abbiano bisogno di essere rivisitati in termini di competenze e di governance. Non guardo molto a favore le soppressioni e gli accorpamenti, fatti in maniera totalitaria senza tener conto degli effettivi fattori di scala che a volte possono essere negativi, ma per quanto riguarda i parchi probabilmente una delle possibili soluzioni per alleggerirne la burocrazia è quella di restituire alla regione, e di accentrare, a mio parere, alcune competenze ed alcuni compiti. Faccio riferimento ad esempio alla questione cinghiali, che va coordinata a scala più ampia. Di certo è una piaga diffusa su tutto il territorio regionale ed italiano, quindi va trattata in maniera omogenea. Senza contare le spese legali che il parco deve sostenere, fortemente connesse al problema dei cinghiali: queste potrebbero essere ridotte utilizzando gli uffici legali della regione. Insomma, i parchi vanno ripuliti di alcuni aspetti che li allontanano dal territorio e riconsegnati ai pilastri fondamentali che sono quelli della salvaguardia della Biodiversità, alla tutela del paesaggio e alla valorizzazione delle eccellenze ambientali ed agricole, per consentire un elevato benessere dei cittadini residenti ed uno sviluppo turistico armonico, sostenibile e duraturo nel tempo. Ben venga quindi il tavolo tecnico-politico proposto dall’Assessore all’Ambiente Angelo Sciapichetti, dal Presidente della Commissione Ambiente Andrea Biancani e dal capogruppo PD Gianluca Busilacchi. Sono sicura che con un attento lavoro di confronto e di condivisione, il 2016 non potrà che essere foriero di buone novità, per i parchi, per i cittadini che vi risiedono e per i turisti che scelgono questo tipo di destinazione.
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