Per ammirarli bisogna alzare un po’ gli occhi verso l’alto, come nella preghiera. Così si scopre la bellezza di quelle piccole sculture tracciate sulla pietra del Conero in cima alle colonne da artisti capaci di incidere nella materia e nel tempo, certamente ispirati da uno zelo spirituale.
Eppure il fascino va oltre l’estetica. E’ allora che serve la chiave giusta, applicare a quelle figure il linguaggio originale che traduca il simbolo in messaggi, vedere oggi ciò che coglievano i pellegrini nel Medioevo. Solo così quella chiesa spoglia in cima al monte, immersa nel silenzio e nei boschi, slanciata verso il cielo, si anima di presenze “parlanti” con le navate finalmente popolate di animali reali e fantastici, piante ed enigmi numerici. Nessuna casualità o licenza artistica ma un unico libro scritto in modo semplice perché ciascuno ne potesse cogliere spunti per la propria vita. La struttura stessa dell’edifico è un piccolo capolavoro di teologia con l’altare che guarda ad est e l’ingresso posto ad ovest a prefigurare il cammino di ogni uomo che dalle tenebre va verso il sole che nasce, un percorso della luce che conduce a Colui che illumina ogni vivente. E i capitelli di S. Pietro al Conero? Le forme geometriche del cerchio (e della sfera) rimandano alla perfezione, all’unità e quindi alla divinità mentre il quadrato ricordando i quattro elementi della materia (acqua, aria, terra e fuoco) sintetizzano l’umanità. Dalle immagini fitomorfe arrivano le foglie di acanto, simbolo della vita eterna, eppoi la palma legata alla figura dei martiri, i gigli emblema della purezza e della fioritura spirituale. E’ la rosa un capolavoro di sintesi di bellezza, vita e perfezione raffigurata a 6, 8 (pienezza della salvezza) o 12 petali ; in questo secondo caso prefigura la perfezione della creazione, quale prodotto del 3 (Trinità) con il 4 (materia, umanità). La Rosa è prescelta anche perché con i petali il fiore viene rappresentato a forma di cerchio, rimandando quindi alla perfezione, cioè a DIO; per questo anche nelle costruzioni romaniche è presente il rosone. E’ nel mondo animale che gli artisti sembrano trovare terreno fertile e nuovi orizzonti per la loro fantasia con colombe simboli della pace, sirene dalla doppia coda quali immagini della doppiezza e della tentazione, aquile ad ali chiuse pronte a raggiungere l’altezza delle verità divine (fede e teologia) simili ad angeli alati. Non potevano mancare draghi dalla testa leonina ed il corpo avvolto in spire di serpente perché anche la rappresentazione mostruosa delle nostre paure possano trovare senso e guarigione alla presenza di Dio. Su un antico capitello quasi nascosto nella navata laterale appaiono volti umani ma questa volta non c’è nessun significato nascosto e questi primi ritratti hanno una funzione decorativa. E nella cripta un paio di capitelli con onagro (orgoglio, notte) e serpente a due teste (=ciclo delle stagioni, sole, giorno) hanno anche una di funzione segnaletica. Il capitello verso l’uscita della cripta quindi con l’onagro sopra il serpente è un messaggio per chi uscendo dal luogo sacro avanza verso il mondo e così rientra nella notte. Al contrario il capitello con l’onagro sotto il serpente posto a lato dell’ingresso della chiesa indica che avanziamo verso il giorno, emblema della luce vera che è Cristo. Così nel Mille come oggi in fondo il messaggio principale è sempre quello dell’eterno dilemma dell’uomo posto di fronte alle scelte della vita, della lotta tra il bene e il male; per credenti o laici pur in presenza dell’onnipotente chi trionfa è sempre la nostra libertà. E’ questo è il dono più grande scolpito anche sulle pietre in vetta al Conero.
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