Green economy, occupazione giovanile, professionalità, esperienza ….c’è tutto questo ed altro ancora nel parco del Conero: 8 dipendenti ed un direttore che rappresentano tutto il personale al servizio della collettività per la gestione dell’area protetta.
Hanno un nome, una storia, aspettative e voglia di fare e se andate alla sede del parco di Sirolo, li trovate nel loro ambiente di lavoro, sempre disponibili e competenti. Per qualcuno sono un carrozzone, termine sgradevole senza dubbio e persino offensivo, ma molto apprezzato da improvvisati quanto arroganti “esperti della politica”, signori del saper parlare che riaccendono l’attenzione solo in prossimità di campagne elettorali giusto per dire qualcosa. Per altri - gli esperti dei tagli alla spesa pubblica - soltanto un problema come tanti in questa lunga stagione di rigore dove sempre più diventa stridente il contrasto tra chi davvero fa la sua parte per risparmiare e gli scandali di quanti continuano a sperperare sfacciatamente un attimo dopo aver “ridotto” le spese altrui. Ci sono anche gli opportunisti, mercanti imbonitori che vendono una magnifica rete di aree protette per attrarre turismo e consensi spingendosi nel cuore della politica europea e garantendo un apparente quanto effimero sostegno all’ambiente, alla biodiversità, al turismo sostenibile, all’agricoltura di qualità ma appena spenti i riflettori della ribalta sono in ben altre cose affaccendati. Eppoi c’è il vasto teatrino degli ignavi, il mondo della politica regionale che sui parchi legifera, elimina ogni compenso agli amministratori, riduce ogni anno le residui finanze, condivide piante organiche, controlla ogni movimento di spesa, nomina gli amministratori e persino il revisore dei conti perché è il suo legittimo ruolo, ma alla prova dei fatti per improvvida amnesia dimentica d’un tratto tutto ciò e trascura l’Ente parco che per questi motivi giuridici/istituzionali ed altri di pubblico interesse dovrebbe esserne il figlio prediletto e non certo un illustre sconosciuto da lasciar morire. Certo c’è stata anche la “grande rappresentazione” dagli strabilianti effetti:mediatici, una sorta di commedia strappacuore in piena regola quando al momento dell’approvazione del bilancio di previsione Marche 2014 pur riconoscendo che i fondi per i parchi non c’erano, l’Assemblea si è stracciata le vesti ed infine ha approvato un documento d’impegno per la Giunta che in fase di assestamento dovrà trovarli, naturalmente ben guardandosi dal precisare dove e senza troppa attenzione neppure ai tempi. E’ una nuova pagina sugli effetti pirotecnici di contabilità coniugata al futuro e alchimie della politica. Poi il colpo ad effetto: come per magia dopo poche settimane, forse sull’onda delle proteste, in un tiepido sussulto la Regione ha scovato 300.000 euro per tutte le 12 aree protette che a questo punto dovrebbero ringraziare la generosità della mamma regionale e scatenare quindi una lotta fratricida per dividersi l’insperata provvidenza. In tutta questa straordinaria confusione ingigantita dalle prossime competizioni elettorali non c’è dubbio che la collettività, gli amici del parco, le associazioni e quanti hanno a cuore questo benedetto territorio facciano una gran fatica a percepire la gravità della situazione, distinguere le scelte coraggiose da quelle strumentali o inique, condividere i risparmi della spesa pubblica necessari da quelli dannosi, sostenere una battaglia condivisibile senza rischiare strumentalizzazioni. Oggi, però, trascorsi i primi mesi di questo 2014 il parco del Conero è in gestione provvisoria non potendo approvare un bilancio di previsione per il semplice motivo che manca il requisito della parità tra entrate ed uscite essendo i fondi resi disponibili dalla Regione inferiori ai soli costi del personale. La tecnica contabile è cosa diversa dalle promesse della politica. E ricordo che parliamo di bilanci annui inferiori nettamente al costo di un chilometro di nuova strada o se preferite pari a mezzo caffè da ciascun marchigiano. In questa situazione che cosa succede? Non si investe, non si fanno lavori, non si risarcisce ma soprattutto si sta demotivando il personale indebolendo l’orgoglio stesso dell’Ente. Sono dipendenti con contratto di diritto pubblico in organico ad un Ente regionale e nell’ipotesi peggiore dovrebbero essere riassorbiti dalla stessa regione Marche, con l’evidente paradosso che si chiuderebbe un Ente che funziona per trasferirli ad un altro che magari non ne ha bisogno. Impossibile vedere un risparmio, non vi pare? Dunque non è solo un problema ambientale ma anche sociale, occupazionale e soprattutto culturale! Allora non so in quale ruolo vi riconoscete in questa storia, certamente ci siamo tutti almeno come cittadini. Per quanto mi riguarda sono un amministratore di questo Ente di cui seguo le vicende prima ancora che fosse istituito il parco e così ho continuato a fare per decenni con passione e convinzione anche quando non avevo “titoli” o ruoli ufficiali ma spinto soltanto dal piacere di fare ciò in cui credo.. Oggi sono vicepresidente e non percepisco alcun compenso, gettone o indennità che si voglia. Amo questo territorio, sono un convinto sostenitore del parco (area contigua ed area marina protetta comprese) e quindi continuerò a difenderlo ma soprattutto voglio lottare perché questa squadra straordinaria di risorse umane che ogni giorno ne rappresenta il volto e l’anima possa continuare come sempre con serenità, soddisfazione e impegno. E’ una battaglia importante, sostenetela prima che sia troppo tardi! Sul futuro delle persone non si può lasciar perdere.
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero
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