Fu veramente una “battaglia” quella che dal novembre 1981 infiammò Ancona dividendo la politica e raggruppando centinaia di cittadini contrari alla realizzazione di un grosso intervento edilizio alle pendici del Conero, al Poggio.
In un’ampia area circondata dai boschi nelle vicinanze dell’hotel Emilia., l’ intervento prevedva 15.000 metri cubi su 74.000 metri quadrati (cioè 7 volte piazza Cavour), con l’obiettivo dichiarato, la realizzazione di un maxi-albergo che di fatto nascondeva un grosso villaggio turistico. In pochi mesi, ci furono un intenso susseguirsi di eventi e colpi di scena su una vicenda appassionante che, soprattutto, ha visto una straordinaria partecipazione di associazioni, cittadini, politici, con un confronto sempre aperto con gli amministratori. Per la prima volta tanta gente ha espresso pubblicamente il proprio impegno per la salvaguardia della natura al Conero. E’ stata una storia irripetibile, una pagina straordinaria di vita democratica, un’esperienza indimenticabile per intensità ed entusiasmo con un incredibile finale a sorpresa. Ma andiamo con ordine! Le prime avvisaglie di un ampio scontro si hanno nell’ aprile del 1981 con le voci di un probabile avvallo del megaprogetto del 1976, firmato dall’arch. P. Salmoni. Il WWF invia un documento con diffida al sindaco di Ancona, contro la privatizzazione del futuro parco del monte Conero e, dopo un’estate “tranquilla”, la vicenda ha un’improvvisa accelerazione. E’ imminente il parere della commissione urbanistica, così il 2 novembre 1981 il WWF predispone un nuovo documento tecnico che invia a 150 amministratori e politici, compreso il Presidente della Repubblica. Si contesta la legittimità della proposta confutando che trattasi di villaggio turistico e non maxi albergo, da realizzarsi in un’ area prevista nel PRG ad “attrezzature per il parco”. La proposta di legge della Provincia per il parco del Conero la qualifica inoltre zona di riserva naturale guidata; a fronte di benefici economici per la popolazione locale assolutamente illusori e senza dimenticare le conseguenze della crisi del settore alberghiero. Per tali motivi, il WWF chiede la sospensione dell’iter denunciando come “sospetta” la prassi di accettare il pagamento degli oneri di urbanizzazione (300 milioni) prima della firma della concessione. Il 7 novembre 1981, poche ore dopo la conclusione della commissione urbanistica (che ha fornito peraltro un parere dubbio), l’assessore Giancarlo Mascino firma la concessione edilizia per la costruzione del villaggio turistico al Poggio il 7 novembre. “Giù le mani dal Conero” replica il WWF in un volantino ciclostilato. La giunta Monina – puntualizza – ha dato il via ad una cementificazione selvaggia concedendo la realizzazione di un complesso turistico-alberghiero di 15.000 metri cubi da edificare alle pendici del Conero e, a ridosso del bosco, sul prato dietro la congiungente il nucleo di Casette di Poggio e il Poggio. Ciò che viene chiamato albergo altro non è che un villaggio turistico, costituito da 80 villette ed un albergo con servizi (negozi, campi tennis, teatro), che saranno accessibili solo ad una clientela ricca e selezionata, altrimenti il maxialbergo risulterebbe un fallimento economico completo. Il 23 novembre 1981 della questione si occupa un’infuocata seduta del Consiglio Comunale cui assistono centinaia di cittadini, ma la scelta resta confermata con il sostegno di 25 voti favorevoli (PCI-PSI-PSDI-PRI-Sinistra Indipendente). Lo scontro politico si fa duro. Non si sfregi il Conero è il manifesto della DC con richiesta alla Giunta di una variante al piano per salvare il monte Conero, cui la maggioranza risponde con altro manifesto Non si sfregi la verità, per ribadire la bontà del proprio operato. Scende in campo il Comitato per la difesa del Conero – costituito dalle associazioni ambientaliste - con l’assemblea cittadina del 4 dicembre 1981 al cinema ENEL, conclusa con una fiaccolata di protesta per difendere il Conero dal cemento. Oltre 400 persone per le vie del centro raggiungono il municipio davanti al quale sono deposte le fiaccole e con loro si spengono anche gli ultimi canti. Molto importanti le decisioni assunte dall’assemblea: un ricorso al TAR, un esposto alla Magistratura e un secco no alle decisioni del Comune di Ancona. Tutela e salvaguardia del Conero è il tema di un incontro pubblico allo Sperimentale del 10 dicembre 1981 cui la Giunta partecipa compatta cosicchè diventa occasione per un nuovo dibattito sul maxi-albergo e, questa volta, la convinzione di atto dovuto comincia ad indebolirsi; il Comune chiederà lumi ad un’equipe di giuristi seppure per la verifica dei meri aspetti formali della concessione. Diventa pubblica la lettera del 24 novembre 1981 con la quale l’arch.Polichetti chiarisce che il parere favorevole “in linea generale” espresso nel 1976 dalla Soprintendenza si riferiva ad un progetto di massima e non a quello esecutivo. Il 27 gennaio 1982 il TAR decide la sospensiva, bloccando di fatto l’avvio dei lavori. La questione arriva in Consiglio Regionale dove dopo un primo rinvio, il 12 febbraio 1982 viene approvata una mozione in cui, preso atto della discussione per l’istituzione del parco del Conero, “si impegna per una rapida istituzione del parco del Conero, comunque entro il 1982 e, nel frattempo, affinché non siano effettuati interventi ed opere che modifichino in modo significativo l’attuale configurazione della zona”. In sintesi chiede al Comune un riesame del maxialbergo. Sul piano formale la concessione edilizia per l’insediamento alberghiero al Poggio è però ritenuta, sotto il profilo della legittimità e della rispondenza agli strumenti urbanistici, pienamente legittima: è quanto afferma il prof. Massimo Severo Giannini, l’amministrativista già Ministro della Funzione Pubblica, nel parere indirizzato a fine gennaio al sindaco Monina. Anche la visita di un ispettore ministeriale dei beni culturali - dott. Sechia – e relativo incontro presso la Soprintendenza con il sindaco Monina e il vice presidente della Regione Venarucci non modificano gli schieramenti. La svolta avviene grazie alla determinazione e alle competenze presenti nel Comitato – in particolare al giovane Gianni Gavini – che dai rilevamenti fatti portano alla scoperta di come alcuni corpi del fabbricato andrebbero molto al di là della zona dichiarata edificabile dal Piano e per questo motivo la stessa concessione non sarebbe regolare e dovrebbe quindi essere revocata. Il 6 aprile 1982 il WWF segnala la vicenda al Ministero dei Beni Culturali. Gli eventi precipitano. Il 21 aprile 1982 giunge a mezzo stampa la notizia clamorosa che la Giunta ha deciso di avviare le procedure per la revoca della concessione edilizia. La relazione tecnica dell’ing. Tommasi, incaricato della verifica, è stata evidentemente tanto chiara da fugare le ultime resistente: un discreto numero di “cellule” del cosidetto “maxi-albergo” (con questo termine vengono definiti gli appartamenti di uno dei blocchi del progetto) ricade dunque inequivocabilmente in un’area non prevista come edificabile dal piano particolareggiato e dal piano paesistico. Il 29 aprile 1982 la Giunta esce con il comunicato ufficiale per chiarire meglio la propria decisione: in relazione alla conclusioni tecniche in ordine alla indagine promossa dall’amministrazione comunale, dalle quali risultano parziali difformità concernenti la corrispondenza della progettata costruzione alberghiera in località Poggio alle prescrizioni del piano particolareggiato e di quello paesistico in merito alla esatta ubicazione della stessa, la Giunta decide di avviare la procedura per l’esercizio dei poteri di autotutela per l’annullamento della concessione. A tal fine sottoporrà la pratica alla commissione edilizia per il parere consuntivo previsto dalla legge. La Giunta decide inoltre di procedere ad accertare eventuali responsabilità di ordine tecnico”. Visto il precipitare della situazione, la società costruttrice GENEDIL intestataria della concessione minaccia azioni risarcitorie pesanti e corre ai ripari presentando in extremis un nuovo progetto per realizzare il maxi-albergo Ma non c’è più tempo! L’11 maggio 1982 il sindaco Monina annuncia la revoca della concessione. Il maxi-albergo non si farà più e la zona del Poggio sarà tutelata grazie a una variante. Per l’amministrazione di Ancona questo vuole essere il primo passo sulla strada di una concreta tutela del patrimonio naturale del Conero. La battaglia del maxi-albergo era davvero vinta!
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