Percorrendo il sentiero che da S. Pietro al Conero scende verso il belvedere sud, si scopre una piccola radura circondata di lecci e pini, con ampie fioriture di cisto che attraggono una moltitudine di farfalle colorate. Che ci fa in questo angolo di natura quel muretto di mattoni?
Un piccolo indizio lo fornisce un cartello collocato a fianco alla chiesa che indica “Osservatorio”. Quel muretto infatti è servito come basamento agli strumenti per l’osservazione di un “meraviglioso spettacolo dell’eclissi ammirato da migliaia di marchigiani” come sintetizza nel titolo l’articolo apparso sulla Voce Adriatica del 16 febbraio 1961. “Quattro spedizioni scientifiche accampate sul monte Conero dove erano convenuti gruppi di studiosi e di turisti. Il direttore dell’Osservatorio di Brera ci ha dichiarato: “Tutto si è svolto secondo le previsioni, Gli strumento hanno funzionato alla perfezione”. Le Marche sono state ieri al centro dell’attenzione del mondo scientifico in virtù della loro posizione privilegiata essendosi trovata sull’asse maggiore della fascia della totalità dell’eclissi di Sole e, per di più – come hanno rilevato illustri uomini di scienza – in un’area ideale anche dal punto di vista astronomico. I marchiani hanno così potuto godersi il grandioso spettacolo che, per l’Italia non si ripeteva dal 1842 (8 luglio) e con ogni mezzo si sono portati sulle alture e, in particolare, hanno raggiunto i punti più favorevoli alla visuale, disseminati lungo la frastagliata e suggestiva costa. Naturalmente, luoghi come il “balcone delle Marche (Cingoli), Colle Ardizio (Pesaro), monte S. Marco (Ascoli Piceno) e monte Conero (Ancona) sono stati letteralmente presi d’assalto ed hanno costituito scenografie del tutto particolari, oltreché per la loro bellezza naturale, per effetto della folla brulicante in ogni dove. Abbiamo seguito le varie fasi del’eclissi dal “belvedere” del monte Conero, ove si erano accampate quattro spedizioni scientifiche: quella dell’osservatorio di Brera-Merate guidata dal prof. Zagar, che dirigeva tutte le operazioni; quella dell’osservatorio di Trieste, capeggiata dal prof. Martin; quella di Monaco di Baviera diretta dal professor Schmeidler; ed una di Ginevra. Sulle pendici del Conero e in tutti i “punti strategici” della riviera si erano appostate comitive di studiosi e gruppi di turisti giunti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, mentre al “quartier generale” degli astronomi avevano libero accesso soltanto tecnici, giornalisti e fotoreporter. Contrariamente alle previsioni che davano addensamenti di foschia ed annuvolamenti scarsi sull’Adriatico, il sole ha fatto la sua apparizione lentamente in un cielo terso. Il mare era calmissimo, la temperatura mite. Dalla sommità del monte la visibilità era perfetta, il panorama tutt’intorno meraviglioso. Condizioni ideali per assistere al più grande spettacolo del mondo. L’eclissi è iniziata alle ore 7,32 minuti e 30 secondi: il disco d’ombra ha cominciato a intaccare il sole, sulla superficie del quale è apparsa una specie di goccia scura, chiamato dagli astronomi “segnale di Baily”. Solo gli astronomi però con i loro potentissimi telescopi, hanno potuto vederla. La macchia è andata gradatamente aumentando: guardato attraverso il vetrino, il sole ha assunto ad un certo momento l’aspetto del “quarto di luna”. Un minuto prima dell’eclissi totale il prof. Zagar ha cominciato a scandire il segnale orario, ripetendo gli impulsi che provenivano dall’orologio a quarzo installato all’osservatorio di Brera e che erano convogliati agli apparecchi del Conero attraverso una catena di ponti radio. Meno cinque, quattro, tre, due, uno: alle ore 8,37 minuti e 50 secondi il disco lunare ha coperto interamente il sole. Silenzio di tomba. Tutti osservavano questa meraviglia della natura: il paesaggio notturno ha rivelato le stelle: una luce violetta vagava sulla distesa del mare diventato plumbeo. In cielo erano apparsi Giove e Saturno; tra le stelle, vicino allo Zenit, in alto Deneb, o Alfa del Cigno, la cui luminosità è 16.000 volte quella del sole, e Vega, o Alfa della Lira, luminosa più del sole 52 volte; in basso Antare’s.
Gilberto Stacchiotti - Vice Presidente Ente Parco del Conero
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