02 Dicembre 2017

La coltivazione della vite nel parco del Conero

Il Parco Regionale del Conero è un ambiente con condizioni climatiche particolari dove la vite, soprattutto quella a bacca rossa, ha trovato un Habitat favorevole. 

Nell’area Parco, ovvero nei comuni di Ancona, Camerano, Sirolo e Numana, la D.O.C. è infatti il Rosso Conero, un vino rosso ottenuto prevalentemente per l’85% da vite Montepulciano. Sono presenti in numero nettamente inferiore anche alcuni vigneti di uve a bacca bianca – Savignon  (I.G.T). Di questo mondo, così interessante e complesso, si è ampiamente parlato in un convegno al centro visite del Parco del Conero, dal titolo La coltivazione della vite nel parco del Conero. Organizzato dalla Marca di Ancona Cia, Confederazione italiana agricoltori, con il patrocinio, tra gli altri dell’ Ente Parco del Conero, è stato momento di approfondimento grazie agli interventi di Dimitri Giardini, di Oriana Silvestroni dell’UNIVPM che ha parlato degli aspetti fisiologici e produttivi della vite nell’area del Parco del Conero. Hanno partecipato altresì Gianfranco Romanazzi e Valeria Mancini dell’UNIVPM spiegando le strategie a basso impatto utilizzate nella difesa antiperonosporica della vite ed infine Danilo Coppa, tecnico delle Terre Cortesi Moncaro con l’esperienza diretta della coltivazione biologica della vite nel Parco del Conero. In sostanza nel convegno, azione che rientra nell’ambito delle iniziative previste dal progetto ID 20982 PSR Marche 2014–2020  Misura 1.2.A, si è cercato di approfondire con gli esperti lo sviluppo di questa coltivazione arborea che offre un prodotto di alta qualità e di eccellenza e in più svolge un ruolo di valorizzazione del paesaggio agrario e di conservazione del territorio molto importante. Nell’area parco esiste un regolamento anche per le coltivazioni. Le aziende agricole che coltivano vite si stanno orientando quasi tutte verso il biologico. Attività agricola e conservazione del territorio possono, infatti, sicuramente coesistere. Interessante è capire se ci sono margini di sviluppo in un’area fortemente “regolata e normata” com’è per forza maggiore un parco. Inoltre, la coltivazione della vite in un contesto di Parco naturale non è solamente un valore aggiunto di tipo economico (prodotto di maggiore qualità, di eccellenza) per le nostre imprese agricole, anche e soprattutto la conservazione e tutela del paesaggio agrario. Infatti, a maggior ragione, se la coltivazione della vite viene fatta con metodo biologico, cioè senza utilizzare concimi chimici e antiparassitari di sintesi, si avrà un miglioramento della qualità dell’aria, delle acque di falda, del suolo agrario.