Non tutti i siti archeologici sono musealizzabili perché troppo fragili per essere esposti. E’ il caso degli scavi di Portonovo che hanno riportato alla luce uno spaccato di vita risalente all’età neolitica, un’importante scoperta oggi raccontata in un video.
Presentato al Centro Visite del Parco del Conero, sarà a breve fruibile sul sito ufficiale dell’ Ente Parco e presso il percorso espositivo del Centro Visite. ‘I risultati delle ricerche – ricorda il Presidente dell’ Ente Parco Lanfranco Giacchetti- che l’Università La Sapienza di Roma conduce dal 2011, con l’importante supporto della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e del Parco del Conero, sono riconducibili alla sinergia pubblico-privata con le realtà del territorio come la Filiera Terra del Conero e gli imprenditori della Baia di Portonovo. In un momento di forte crisi come quello che si sta vivendo, grazie a questa rete virtuosa si riesce a portare avanti progetti di cui ne beneficiano tutta la comunità’. Ed ora, con questo video, la scoperta può essere conosciuta ed apprezzata da tutti attraverso nuove tecnologie. In pratica, la realtà virtuale è stata applicata al mondo dell’archeologia per navigare in un remoto passato di 7500 anni fa. ‘Lo scavo archeologico – spiegano Cecilia Conati Barbaro ed Eva Malinverni, dell’ Università la Sapienza di Roma e delle Politecnica delle Marche che hanno collaborato al delicato lavoro di documentazione e di rilievo archeologico - è un processo distruttivo ed è necessario documentare ogni operazione eseguita il più accuratamente possibile. Per il rilievo del sito di Portonovo sono state usate due tecniche innovative, la fotogrammetria e il laser scanner, che permettono di realizzare un modello 3D delle strutture archeologiche. Inoltre, la creazione di modelli 3D foto realistici fornisce la rappresentazione di tutte le caratteristiche dello scavo in una dimensione virtuale molto simile a quella reale, contribuendo a rendere visibile questo importante sito, che altrimenti non sarebbe fruibile dal grande pubblico. Infatti, i 23 forni finora rinvenuti a Portonovo sono strutture molto delicate, soggette a rapido deterioramento e non visitabili’.
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