C’è tutto l’amore per il proprio territorio nella piccola mostra-museo raccolta all’interno della storica chiesetta di S. Lucia al Poggio, a testimoniare uno spaccato di Parco del Conero.
Una rassegna che avvolge aspetti naturalistici, storici e sociali per tramandare l’essenza di una comunità fortemente orgogliosa della propria identità. Ultimo reperto ad arricchire la collezione è la riproduzione di un forno neolitico, un modello di quella ventina, scavati presso il rio Fontanaccia, che l’Università La Sapienza di Roma in anni di scavi recenti ha collocato tra le scoperte più preziose dell’archeologia. ‘Pescatori, boscaioli e cavatori –racconta Gilberto Stacchiotti, Presidente Parco del Conero- sono un pò la sintesi dell’economia tramandata nei secoli, quando il castello del Poggio ha vissuto per lunghi secoli nella libertà prima di passare sotto il controllo di Ancona. Vecchi mestieri è già una sezione dal sapore del passato con gli oggetti di utilizzo quotidiano ad esprimere un’abilità artigiana basata sull’uso di materiali locali e l’esperienza’. E nel museo-gioiello le tradizioni locali restituiscono nelle immagini sbiadite i momenti di una comunità che celebrava le occasioni soprattutto su aspetti di vita religiosa: la festa di S. Antonio o del patrono S. Biagio, il triduo pasquale e la processione della Madonna del mare a Portonovo che, tuttora si svolge nel giorno dell’Assunta. ‘La cultura invece –continua Stacchiotti- ci restituisce un dialetto, diverso da quello dei territori confinanti, che in Giuseppe Bartolucci ha trovato un prezioso ed appassionato difensore: poesie, miti e racconti che si tramandano in raccolte dense di curiosità. E’ una fonia musicale, poetica quella che da sempre si usa nei dialoghi a volte irriverenti ma sempre brillanti; un patrimonio che vanta ormai ben pochi cultori che ricordano con nostalgia le commedie vissute nel teatrino locale’. Anche la sezione naturalistica ha molto da mostrare per incuriosire il visitatore. Il materiale è conservato in due stanze, spazi fruibili di una chiesetta sconsacrata ‘dove probabilmente –conclude il Presidente del Parco- è stato firmato quell’ atto notarile con cui i signori del luogo, il 7 luglio 1034, hanno dato vita al monastero di S. Maria di Portonovo, donando ai monaci benedettini terre che allora facevano parte delle loro proprietà. Un dono che sembra non sia stato ben ripagato a giudicare dalle liti sul diritto di far legna poi sorte tra i castellani e i monaci della baia. Cultura e storia diventano un unico abbraccio in questa piccola perla lassù nel vecchio castello da cui la vista spazia senza confini dal mare agli Appennini, superando limiti che il tempo sembra continuare ad ignorare’. Insomma, c’è tanto da scoprire in questa piccola mostra che merita davvero una visita. Le porte si aprono a richiesta contattando volenterosi appassionati del luogo: Augusto 3401216403, Rosaria 3355415100 o Armanda 3497503173. Sarà un’esperienza ricca di sorprese, davvero!
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