Nasce la filiera della carne di cinghiale

Ambiente e Territorio

Picciafuoco, Presidente FF: “Finalmente si regolarizza la filiera della carne dopo la chiusura del Salumificio del Conero”

 

ANCONA – La Giunta Regionale ha previsto nell’assestamento di bilancio, un finanziamento di 80mila euro all’Ente parco regionale del Conero per l’installazione di una cella frigorifera nella quale verranno raccolte le carcasse dei cinghiali abbattuti all’interno del Parco del Conero dai selettori accreditati. La cella verrà installata in zona Baraccola grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale di Ancona che cederà l’area in comodato d’uso.

“Finalmente si regolarizzerà la filiera della carne dopo la chiusura del Salumificio del Conero di Castelfidardo avvenuta nel 2021 – spiega Riccardo Picciafuoco, Presidente Facente Funzione del Parco del Conero – che consentirà di poter riprendere la commercializzazione della carne di questi animali selvatici nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie e fiscali”.

La legge che norma la gestione delle aree protette prevede che gli squilibri ecologici scientificamente accertati vengano ricomposti dall’ente gestore, ovvero se una popolazione di una determinata specie cresce a tal misura da compromettere la sopravvivenza delle altre specie chi gestisce il Parco deve intervenire per ricomporre l’equilibrio.

Nel 2008 fu evidenziato una consistente crescita della popolazione di cinghiale all’interno del territorio del Parco del Conero determinato da vari fattori come l’abbondanza di cibo data dalla presenza di boschi di querce e colture agricole, mancanza di predatori diretti come il lupo, l’aquila o lo stesso uomo.

Per ricomporre lo squilibrio ecologico chi gestisce le aree protette attraverso un apposito e documentato piano di gestione deve certificare se effettivamente vi sia uno squilibrio e come si intenda ricomporlo. Il piano di gestione di una determinata popolazione deve per legge porre in campo sia azioni passive che attive.

Per le azioni attive si è prevista la formazione di selettori con carabina destinati al prelievo dei capi e, recentemente, alla formazione di selettori trappolatori che intervengono nelle aree periurbane dove, per ovvi motivi di sicurezza, non è possibile l’uso dell’arma da fuoco e che prevede l’abbattimento secondo le norme che regolano il benessere animale ovvero con lo storditore.

L’Ente parco, grazie alla partecipazione dei selettori volontari, gestirà il centro di raccolta dove verrà installata la cella frigorifera di Ancona, nella quale il capo prelevato dal selettore verrà depositato. Da qui le carcasse verranno trasferite nel Centro di lavorazione di Caccamo (MC) riconosciuto secondo le norme stabilite dalle direttive europee.

“Sicuramente un modo efficace ed efficiente per la gestione corretta delle carni conseguente all’adesione del Parco del Conero al “Progetto di filiera delle carni di selvaggina della Regione Marche” promosso dall’associazione ambientalista URCA Marche – spiega Picciafuoco – al quale il Parco del Conero può finalmente dare attuazione grazie a questo stanziamento regionale”.

Per l’Ente parco, quindi, nessun vantaggio economico “ma la certezza di partecipare a una filiera sostenibile dal punti di vista ecologico, economico e sociosanitario”.