L’agroalimentare è una grande risorsa per lo sviluppo del Parco del Conero e del territorio

Ambiente e Territorio

ANCONA – Condivisione, unità di intenti, sinergia, equilibrio tra tutela e valorizzazione delle attività produttive. Ecco le parole d’ordine emerse tra i vertici istituzionali del Parco, quelli politici, accademici e il mondo dell’agricoltura ribadite nel corso dell’incontro tematico organizzato dallo stesso Ente Regionale Parco del Conero in collaborazione con le principali sigle Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri.

Daniele Silvetti Presidente dell’Ente Regionale Parco del Conero, ha introdotto l’incontro ricordando la necessità di lavorare alla valorizzazione del territorio del Parco composto da 6.000 ettari di estensione tra 4 comuni con coloro che vi operano «di questo che potrebbe essere definito un parco agricolo considerando – ha detto - che il 50% del territorio è destinato all’agricoltura e, di questo, il 50% è destinato al seminativo». La valorizzazione anche di questa attività produttiva e imprenditoriale è strategica, un piccolo laboratorio a cielo aperto, che ha bisogno della modifica di alcuni strumenti normativi. «Per questo – ha aggiunto - abbiamo previsto una Commissione tecnica per modificare il Piano del Parco che definisca le osservazioni da condividere con tutti gli attori coinvolti per dare strumenti nuovi e certi. Questo è coerente col nostro obiettivo di prevedere progettualità che consentano a questo Ente di produrre risultati valorizzando le proprie professionalità attraverso un dialogo costante con Regione Marche che sia un rapporto di dare e avere». «Le aree protette - ha aggiunto Silvetti - hanno bisogno di avere risorse per evitare ogni difficoltà in termini di programmazione. Da qui l’idea di riprendere il progetto di filiera certa che parta dal produttore e arrivi al consumatore.

Per Mirco Carloni, Vice Presidente della Giunta Regionale ed Assessore all’Agricoltura «oggi è l’occasione per ribadire il ruolo del Parco del Conero, serbatoio di coltura e di cultura agricola, che va sviluppato e messo a sistema in filiera così da valorizzazione sia il territorio sia chi vi lavora». «Abbiamo bisogno – ha detto - di coltivazioni di qualità e il Parco del Conero può partecipare a pieno titolo proprio ad una produzione di qualità che non solo tuteli i consumatori ma sia uno strumento di promozione del territorio e della Regione Marche».

Il Senatore Battistoni, Sottosegretario all’Agricoltura ha sottolineato l’unità di intenti tra l’istituzione Parco e le associazioni di categoria. «Con piacere – ha detto - apprendo la perfetta sintonia che sono un volàno per questo territorio e un traino per l’economia di questo territorio». «Nelle Marche – ha ricordato - c’è grande tradizione del biologico. Il 5% dell’agricoltura biologica italiana è nelle Marche e la percentuale è di oltre il 20% rispetto alla media nazionale del 15%. L’agricoltore è il primo a rispettare l’ambiente e il suo ruolo va valorizzato con l’approvazione, speriamo in tempi brevi, della legge in discussione».

Anche su queste tematiche è proficuo il confronto sotto l’aspetto tecnico con l’Università Politecnica delle Marche. Davide Neri, Professore Ordinario alla Facoltà di Agraria ha sottolineato che «puntiamo ad un approccio di collaborazione che si basi sulla sostenibilità attraverso l’innovazione e la formazione – ha detto – tenendo insieme l’innovazione e la tradizione e penso alle molte specie antiche che si trovano in questo Parco». «Occorre ritrovare varietà antiche, riportarle in campo, selezionarle. Il caso dei “paccasassi” è un caso di successo nel quale hanno vinto tutti: università, agricoltori, ristoratori.

Pieno appoggio da parte tutte le sigle sindacali al lavoro del Presidente Silvetti.

Per Giuditta Politi, Cia: «Gli agricoltori si impegnano a rispettare i vincoli essendo manutentori del territorio e tale impegno dovrebbe avere un riconoscimento anche economico. La burocrazia è un problema e ben venga il cambio delle norme. Saremo attenti a valutare le proposte assicurando che la comunità del Parco è coesa e sinergica».

Per Alessandro Alessandrini, Confagricoltura: «Noto un cambio di passo della nuova presidenza del Parco, nel voler gestire il problema della fauna selvatica e nell’aver sottolineato che l’importanza delle attività economiche. L’agricoltura era vista come qualcosa che andava contro l’ambiente. Ovviamente per noi non è mai stato così. Siamo favorevoli a iniziative di filiera sia corta che lunga».

Per Giovanni Bernardini, Copagri: «Il 50% della superficie del Parco più che coltivata è custodita dagli agricoltori perché la redditività non è garantita. In Senato è in discussione una legge che riguarda l’istituzione della figura dell’agricoltore-custode. La situazione burocratica circa la tempestività degli aiuti va corretta. Sui cinghiali ben venga la zona di rispetto allargando i confini perché è uno degli elementi alla base della volontà di dare un futuro a questa attività».

Per Maria Letizia Gardoni, Coldiretti: «Questo Parco è fortemente antropizzato e quindi è necessario introdurre un elemento di gestione per le tante imprese che vi insistono. La filiera agroalimentare determina una fruibilità precisa del territorio recuperando il brand legato al Parco del Conero e una filiera che preveda un grande coinvolgimento di tutti gli attori».