Inaugurato il belvedere Marco Borioni

Approfondimento a cura di Gilberto Stacchiotti

Ambiente e Territorio

Quell’affaccio sulla Gradina del Poggio con amplissime vedute all’interno verso le colline e i rilievi appenninici, adesso è entrato nella geografia del Conero: è il belvedere Marco Borioni.

 

 

A rendere ufficiale il nuovo toponimo ha provveduto l’Ente parco con la posa in opera di un pannello che vuole così ricordare le migrazioni degli uccelli e, soprattutto, la figura di chi a questo fenomeno e alla natura del Conero ha dedicato la sua vita. Il luogo è quello prescelto da Marco per le sue infinite giornate trascorse a scrutare il cielo, il punto migliore per osservare migliaia di rapaci nelle loro traversate di mari e distanze verso i luoghi più adatti per il cibo o la nascita dei piccoli. Molto prima della nascita del parco, si era già innamorato dei falchi pellegrini che nidificavano sulle pendici a mare e ne conosceva ogni aspetto, condividendo la trepidazione per il buone esito delle nidificazioni o il successo nell’involo dei giovani.

Davvero fatale quel colpo di fulmine al primo incontro avvenuto a metà del pomeriggio del 28 marzo 1983, come lui stesso descrive con emozione nel libro “Ali in un parco.” Da allora la vita del “custode dei pellegrini” è diventata una straordinaria storia d’amore per la natura, intensa e appassionata. Sono infiniti i giorni trascorsi al Conero con lo sguardo al cielo e la macchina fotografica a portata di mano per documentare le meraviglie di una natura capace di svelare i suoi segreti a chi, come lui, si accosta con curiosità e discrezione. Senza fine, come la sua passione per il Conero che l’ha portato a descrivere, fotografare, raccontare, scolpire, dipingere un mondi di ali e di forme viventi con uno stile personale di poetica concretezza. A lui si deve il primo studio sui rapaci diurni in migrazione primaverile lungo la costa adriatica negli anni 1987-90, i cui risultati sono pubblicati nel libro “Rapaci sul Conero”, edito nel 1993 dal Consorzio di gestione del parco con cui si inaugura una collana di divulgazione chiamata appunto i voli del Conero; grazie alle sue osservazioni oggi il Conero figura tra i dieci siti in Italia preferiti per l’attività di birdwatching.

A Marco e ai suoi amici si deve la realizzazione della check list del Conero che viene presentata per la prima volta nel volume “Ali in un parco” (anch’esso edito nella collana ali in un parco), un censimento sul mondo alato protratto per 15 anni che ha evidenziato la presenza di ben 215 specie di uccelli osservabili all’interno dell’area protetta.

Le sue immagini hanno dato vita ad incontri e mostre fotografiche di straordinario impatto come “Conero, magia di primavera” o “Il falco e il corbezzolo” mentre figurano tuttora negli otto pannelli sui vari ambienti del parco che facilitano la lettura “sul campo”, proprio come faceva Marco.

L’iniziativa del parco di dedicargli quel sito, suggerita dall’amico Giordano Vecchietti, non è soltanto un modo per ricordare uno straordinario amico del Conero ma soprattutto una concreta espressione di gratitudine perché attraverso la sua passione noi tutti abbiamo potuto conoscere, scoprire ed apprezzare la vita, la bellezza e la ricchezza del nostro territorio. E proprio per questo, come ribadito dalla moglie Maria Rosa, sarebbe bello continuare quella preziosa attività di monitoraggio delle migrazioni primaverili e sostenere l’attività di birdwatching. Per Marco e Maria Rosa, insieme a tutti gli appassionati di questa attività, il belvedere resta sempre un luogo del cuore.