Destagionalizzare l’offerta turistica e monitorare l’antropizzazione delle aree naturali del Parco del Conero. Il nuovo Consiglio Direttivo dell’Ente mira a valorizzare le peculiarità del territorio in un’ottica di annualità della proposta.
Riccardo Picciafuoco, architetto ed urbanista, Vicepresidente del Parco del Conero e rappresentante delle associazioni ambientaliste, qual è la principale mission che sente di dover rappresentare?
«Come espressione delle 6 associazioni ambientaliste riconosciute dalla Regione Marche, ed essendo già stato coordinatore del gruppo di progetto che ha redatto il vigente Piano del Parco, sono a rappresentare un’area culturale da sempre attenta ai temi di tutela dell’ambiente e paesaggio con una componente attenta alla biodiversità. E in virtù della nomina di Vicepresidente ho un impegno in più: quello di affiancare il presidente nell’orientare e rendere coerenti e condivise le scelte del Consiglio Direttivo».
E su che versante ne orienterà le scelte?
«Cercherò di far convergere i progetti nella direzione della eco-sostenibilità. Non perché ci sia bisogno di porre ulteriori vincoli, ma cercando di favorire una transizione delle ifiture trasformazioni davvero sostenibile. Faccio un esempio: se noi favoriamo un’antropizzazione eccessiva di alcune aree del territorio già sovraccariche, andremo ad offrire un servizio negativo all’utente».
Dunque come si dovrà operare?
«Occorrerà ripartire in un ambito territoriale e temporale tutte le persone che sceglieranno di usufruire di questi luoghi. In sostanza, il punto non è aumentare le presenze a luglio e agosto, ma in tutti gli altri mesi e nel territorio collinare anche contiguo al parco oggi sottovalutato nelle sue potenzialità turistico-culturali,
E dal punto di vista urbanistico?
«In linea di massima il rapporto tra contesto urbanizzato e paesaggistico è piuttosto equilibrato, salvo alcune eccezioni a sud del parco. Ma proprio per questo non dobbiamo eccedere. L’urbanizzazione va riservata solo dove serve per i soli scopi pubblici e di alto valore sociale. Deve essere mirata, sostenibile, senza consumo di suolo, orientata al recupero e finalizzata a valorizzare quelle aziende, turistiche, agrituristiche o semplicemente agricole, che hanno un certificato bisogno di avere qualche spazio in più».
C’è unitarietà di intenti all’interno del Consiglio Direttivo?
«Per quello che ho potuto vedere in questi primi passi direi che ci sono le premesse per svolgere un buon lavoro. Ho subito constatato una disposizione molto propositiva verso un lavoro di gruppo in cui le differenze e le sensibilità di ciascuno possono diventare una ricchezza e non motivo di scontro. Sono ottimista in prospettiva del difficile ed impegnativo lavoro che ci attende.